13 luglio – Dopo oltre un secolo torna a Cuba l’incubo del colera. Da giorni l’isola, e in particolare la provincia orientale di Granma, è stata investita da una vera e propria epidemia del pericoloso virus gastrointestinale, secondo quanto denunciato da dissidenti cubani.
Il contagio avrebbe già provocato 29 vittime e oltre un migliaio di persone ammalate, hanno reso noto fonti non ufficiali, contestando le cifre meno allarmanti diffuse dal governo, secondo il quale i morti sono tre e i casi accertati una sessantina. “La situazione è sotto controllo”, assicurava qualche giorno fa il ministero della Salute Pubblica, rendendo noto che tre persone, “tra i 66 e i 95 anni, affetti da problemi cronici di salute”, erano morte a causa del colera.
La diffusione del virus, spiegava il ministero, sarebbe circoscritta alla provincia di Granma, ed è probabilmente stata causata dall’inquinamento del sistema idrico, dovuto al mix di piogge e alte temperature dei giorni scorsi. Diversi dissidenti cubani hanno però dipinto una situazione ben più grave.
Per Ana Celia Rodriguez, membro delle ‘Dame in bianco’, le vittime, “secondo dirigenti del ministero della Salute a Santiago, sono 29 in tutta l’isola”. Altri oppositori, citati dal quotidiano statunitense in lingua spagnola El Nuevo Herald, parlano di “almeno 15 vittime” e di “oltre un migliaio di casi” nella provincia di Granma, con ospedali “nel caos” e una popolazione caduta “nel panico” per l’assenza di informazioni.
Alcuni medici, citati dal ‘Diario de Cuba’, ipotizzano inoltre che il contagio sia dovuto alla presenza di centinaia di medici e infermieri cubani sull’isola di Haiti dove operano da tempo per combattere i focolai di colera che, sin dal devastante sisma del 2010, ha causato già migliaia di vittime. I medici locali consigliano di evitare comunque i frutti di mare, altra tipica via di trasmissione della malattia infettiva.
Per gli oppositori alla gravità del contagio si aggiunge quindi il silenzio imposto dal governo che, come accadde in occasione dell’epidemia di dengue del 1997, sembra voler smorzare l’allarme per evitare tra l’altro la fuga dei turisti. I visitatori, in realtà, si concentrano soprattutto sulle spiagge settentrionali dell’isola, a 700 chilometri dall’area più colpita. Ma il contagio sembra espandersi rapidamente, avendo già raggiunto Santiago, Guantanamo, Santa Clara, Sancti Spiritus e l’Avana, dove si registra già un caso accertato. Mentre in Messico, gli aeroporti di Merida e Cancun sono stati allertati per prendere le misure necessarie nei confronti di chi arriva da Cuba. Dove, l’ultima, massiccia epidemia di colera si registrò nel lontano 1882. Ora l’incubo sembra essere tornato. ansa