di Alessandra Zavatta – Se le spiagge andranno all’asta c’è il rischio che la mafia si compri il mare di Roma». A lanciare l’allarme sono i gestori degli stabilimenti di Ostia, Fregene, Sabaudia, Lavinio, Tarquinia. «Non siamo soddisfatti di come il governo vuole riorganizzare il settore – spiega Antonio Capacchione, presidente del Sib -. Va valorizzato il lavoro fatto dai gestori». Reduci dalla crisi Covid che ha creato problemi a non poche imprese.
Il 31 dicembre 2023 scadranno tutte le concessioni demaniali: trentamila in Italia, un migliaio nel Lazio. Un settore che occupa 100mila operatori e muove un milione di lavoratori nell’indotto a livello nazionale. Dal primo gennaio 2024 gli stabilimenti verranno messi all’incanto e venduti al miglior offerente. Che potrebbe non essere il vecchio gestore, perché potrebbe non avere la forza economica di rilanciare all’asta. Di qui il timore, papabile soprattutto a Ostia e Fregene dove è concentrata la maggioranza degli stabilimenti della nostra regione. Strutture che fanno gola a chi vorrebbe sbarcare sulla spiaggia della Capitale. Sono belle, rinnovate da poco e hanno spiagge grandissime.
«Temiamo acquisti in blocco di interi tratti di litorale», rivelano. «Potrebbero arrivare offerte milionarie da multinazionali svizzere, francesi, spagnole che puntano a trasformare le nostre spiagge in villaggi vacanza. Dal punto di vista legale, è legittimo. Ma potrebbero anche affacciarsi società guidate da prestanome dietro a cui si nasconde la criminalità organizzata. Non è una novità che mafia, camorra e ‘ndrangheta ripuliscano gli incassi delle attività illegali investendo nel turismo». «L’emendamento approvato in Consiglio dei Ministri- sottolinea Maurizio Rustignoli, presidente della Fiba ha accolto alcune nostre richieste: la tutela del valore delle aziende in sede di gara, la professionalità, la salvaguardia delle piccole e medie imprese, la tutela per chi ha gestito gli impianti negli ultimi cinque anni».
Spiagge, gli indennizzi
Del canone, dell’indennizzo a chi perderà lo stabilimento. Di tutto sono pronti a discutere gli imprenditori balneari. Ma nelle nuove regole «dovranno esserci paletti ben definiti per impedire l’ingresso della criminalità organizzata». Di qui l’appello alla Regione «affinché vengano garantiti gli investimenti futuri e la salvaguardia delle imprese».
Cosa cambierà per i bagnanti? Probabilmente non molto fino all’estate del 2024, perché non tutti gli impianti andranno all’incanto insieme. Poi potrebbero ritrovarsi sulla sabbia con il bagnino conosciuto da una vita oppure con gestori stranieri e nuove regole. https://www.iltempo.it