Il sistema dei rimpatri è già di per sé complicato, ma con il Covid lo è diventato ancora di più. Questo perché gli immigrati che devono essere scortati nei propri Paesi di origine hanno imparato un banale “trucchetto” per evitare di salire sull’aereo: per legge devono infatti sottoporsi al test anti-Covid prima di potersi imbarcare, quindi se rifiutano il tampone non possono essere rimpatriati.
Rifiutano i tamponi, non possono essere espulsi
“Ormai sono a conoscenza della legislazione – ha spiegato Luca Pantanella, sindacalista dell’Fsp Polizia, a Quarta Repubblica – per cui rifiutando il tampone sanno che non possono essere espulsi perché non possono imbarcarsi sul volo”. Una questione decisamente spinosa da affrontare per il Viminale guidato da Luciana Lamorgese. Un nuovo problema che inceppa ulteriormente la macchina dei rimpatri che già prima del Covid faceva fatica a funzionare per bene.
In questo caso specifico, il problema è che gli stranieri da rimpatriare non possono essere obbligati a un Tso e quindi riescono ad evitare di salire sull’aereo che dovrebbe riaccompagnarli nel loro Paese d’origine. Anche grazie a questo “trucchetto”, sono oltre 54mila gli immigrati arrivati in Italia nel 2021: praticamente il doppio rispetto all’anno scorso e cinque volte rispetto al 2019, quando al Viminale c’era ancora Matteo Salvini. liberoquotidiano.it