Ma quale Quirinale? Draghi punta al posto di Ursula

Draghi Ursula

di Antonio Amorosi – Il segreto più celato è spesso quello che hai sotto gli occhi. Da molti mesi ci si interroga sul futuro del premier italiano Mario Draghi che viene dato vicino al Colle più alto d’Italia, il Quirinale. Ma i ben informati e gli spifferi dell’Intelligence italiana sanno che Draghi non ha alcuna intenzione di trasformarsi in presidente della Repubblica. Tanto più oggi che esce di scena Angela Merkel.

“Una straordinaria leader”, avrebbe detto super Mario, come riporta nel suo libro edito da Rizzoli sulla leader tedesca Massimo Nava, “autenticamente europea, intelligente, sempre preparata, gentile, sia quando si tratta di esporre le proprie idee sia quando vuole esprimere il proprio disaccordo. Amici? Se per amicizia s’intende uscire a cena e mangiare una pizza insieme, direi di no. C’è grande rispetto e fiducia reciproca. Se ho bisogno di consultarmi le telefono e lei fa altrettanto”.

Draghi punta al posto di Ursula

Con l’addio della Merkel si chiude un’epoca e se ne apre un’altra: quella di Mario Draghi politico e di Ursula von der Leyen, presidente dalla commissione europea senza la protezione della potente leader tedesca. Lo pensa chi ha visto nella mossa, per alcuni “sparata”, del premier sul Green Pass in versione italiana e sull’obbligo vaccinale anti Covid da imporre ai cittadini (opzione esistente al mondo solo in Tagikistan, Turkmenistan, Stati federati di Micronesia e Indonesia) una mossa simbolica, più che sanitaria. Come detto, la Germania, e d’altronde altri Paesi, si sta muovendo con grande cautela sul tema, vista la novità della situazione pandemica. In Germania ad esempio non vaccinano i minori sotto i 16-17 anni e si è puntato davvero sulla medicina territoriale.

Ma con l’uscita del Regno Unito dalla Ue Draghi vorrebbe fare dell’Italia un nuovo polo centrale all’interno degli equilibri europei. Gli scontri tra Francia e Germania sono storia, così come l’atteggiamento predatorio di entrambi i Paesi verso le industrie italiane. Ma il rigorismo tedesco è peggio ed ha inasprito le divisioni in seno alla Ue e con la Francia.

L’opzione Draghi, ostile alla Germania anche durante la grande crisi recessiva degli ultimi anni, è seguita con grande entusiasmo dal leader francese Emmanuel Macron che ha visto nel Green Pass in salsa italica (cioè con le discriminazioni) e nell’obbligo vaccinale due strumenti validi per sconfiggere la pandemia.

Un nuovo asse europeo sembra delinearsi, un’alleanza fatta anche di gesti simbolici eclatanti e sconfiggere il Covid è solo una delle tante, ci sono anche le campagne mediatiche. Vedi l’ultima nata sull’onda della crescita del nostro Pil nazionale che descrive l’Italia come locomotiva d’Europa, titolo strappato proprio alla Germania. Pura “fuffa” se mettiamo a confronto i fondamentali economici dei due Paesi: Pil procapite, reddito, sviluppo tecnologico, infrastrutture, eccetera.

Ma bisogna crederci. Si è messo in moto un nuovo patto europeo, Italia-Francia, con la Germania più isolata, Draghi intelligenza strategica che spinge verso il nuovo assetto geopolitico che dialoga con gli Usa, ai quali il premier italiano è sempre stato vicino culturalmente parlando. Indebolire la Germania, troppo forte in Europa, fa comodo anche agli Stati Uniti di Joe Biden. Un’alleanza che nel passato aveva già dei semi piantati. Il 3 settembre scorso i due leader si sono visti a Marsiglia per parlare di strategie comuni e visioni della fase e sembra che il rapporto sia più che proficuo.

In questi giorni le diplomazie di Italia e Francia sono al lavoro sul “Trattato del Quirinale”, proposto da Emmanuel Macron a inizio 2018 e rilanciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Si punta a rafforzare la cooperazione bilaterale. Di recente a Cernobbio il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, ha prospettato una più intensa collaborazione tra i due Stati.

I due principali problemi affrontati dai due premier a Marsiglia, la solidarietà ai profughi afghani e la prospettiva di una difesa europea comune, puntavano dritto a una cooperazione rafforzata, da realizzare in seno all’Unione Europea e all’Alleanza atlantica (la Nato).

Un assetto nuovo ma pieno di insidie da superare, fatto di tappe che dovranno portare il premier italiano anche fuori dal Paese. Quando l’alleanza sarà matura e consolidata Draghi punterà con maggiore forza alla poltrona di Ursula von der Leyen, per potere imprimere all’Europa quel passo che non ha potuto dare durante la reggenza della BCE.  www.affaritaliani.it