Conte, Piccardo e i Talebani: che Dio ce la mandi buona!

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di Adriano Segatori – SE GIUSEPPE CONTE DA AVVOCATO DEGLI ITALIANI HA DISTRUTTO L’ITALIA, CHISSÀ CHE COME AVVOCATO DEI TALEBANI NON DISTRUGGA LO STATO ISLAMICO.
Togliamo subito di torno quel fenomeno tanto disastroso quanto arrogante di Giuseppe Conte: uno che parla di “regime distensivo dei talebani” con i quali conviene dialogare bisogna mandarlo dietro alla lavagna con le orecchie da somaro senza scadenza di pena.

Poi continuiamo con Paolo Berizzi, altro evento della natura matrigna, affetto da disturbi dispercettivi legati al fascismo, e che rifiuta incontri pubblici con le persone che non la pensano come lui pur di coccolare il suo delirio antifascista, fonte di notorietà e di remunerazioni. Costui, sulle dichiarazioni equivoche e pericolose di Hamza Roberto Piccardo a proposito dei talebani, afferma che il leader dell’UCOII, “dà una lettura particolare di quanto accaduto in Afghanistan”.

Per Berizzi lavori forzati – rimboschimento – per espiare il fio della malafede lavorando per la natura, a restituire tutti gli alberi sacrificati per fornirgli la carta sulla quale scrivere le sue puttanate.

Piccardo, invece, merita un’attenzione particolare. Secondo lui i tagliagole islamisti rappresenterebbero il popolo afghano, e con questi “esiste un robusto tessuto comune: la fede islamica che ci accomuna”.

Questo pensiero mi riporta ad un caso italiano, quello delle Brigate Rosse. Inizialmente la stampa e i servizi venduti, e non deviati, diffusero le informazioni che li collocavano nel quadro fosco di fascisti provocatori e camuffati. Poi, quando l’evidenza non era più occultabile, passarono all’ambigua ammissione di “compagni che sbagliano”, infine si arrivò al riconoscimento di Rossana Rossanda su “il manifesto” che i brigatisti facessero parte dell’“album di famiglia”. Da lì iniziò la vittoria dello Stato sul terrorismo e l’impegno mirato del Ministero degli Interni.

Piccardo, nella sua dichiarazione, ammette degli elementi gravissimi: il legame tra i talebani e l’ideologia islamica che lui proclama; comprende e legittima il comportamento criminale di questi, con elucubrazioni giustificazioniste; glissa o minimizza la gravità sanguinaria con la quale stanno martoriando il Paese; parla di loro quali vincitori sull’Occidente e, tangenzialmente, anche sull’Italia.
Bene, finiamo con un sillogismo. Lo Stato Islamico ha dichiarato guerra all’Occidente, Piccardo è islamico, Piccardo è il lotta con l’Occidente.

Da qui, le possibilità sono due: o Piccardo e i suoi sodali riconoscono l’aspetto criminale dell’islamismo talebano, o sono complici. In quest’ultimo caso devono essere considerati nemici dell’Italia, quinte colonne del terrorismo islamista, quindi devono essere messi nella condizione di non nuocere.

Però, più sopra, parlavo dello Stato e del Ministro dell’Interno, mentre adesso lo Stato non c’è più e al ministero c’è l’evanescenza deleteria della Lamorgese.
Come non detto. Che Dio ce la mandi buona.

Prof. Adriano Segatori –  psichiatra-psicoterapeuta, membro della sezione scientifica “Psicologia Giuridica e Psichiatria Forense” dell’Accademia Italiana dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi”