Stiamo vivendo tempi bui, drammatici, contraddistinti da una forte ed aspra conflittualitá sociale: un ritorno allo stato di natura di hobbesiana memoria caratterizzato dal “bellum omnium contra omnes” (la guerra di tutti contro tutti) che sta favorendo la degenerazione etica (nel senso hegeliano) dell’ordinamento giuridico statale.
Lo Stato, in altri termini, si pone quale arbitro assoluto del bene e del male. Per cui da un parte chi, liberamente decide di vaccinarsi, ottempera un dovere morale, chi non lo fa, sempre in piena libertá, compie, invece, un atto moralmente contestabile. La “veritá”, dunque, finisce per risiedere da una parte sola. Questa assume acriticamente, sulla base del consenso scientifico il quale é, a sua volta, un concetto antiscientifico, il proprio punto di vista, ritenendolo come l’unico degno di trovare legittimazione nello spazio pubblico e come la sola via d’uscita per tornare ad essere veramente liberi.
Stato sanitario
Eppure, quello che la politica dominante, coadiuvata dai vari “enzimi del potere” (per utilizzare un’espressione cara al grande filosofo Marino Gentile (1906-1991), chiama “ritorno alla libertá” (il Ministro della Salute pro tempore, Roberto Speranza, ha definito il vaccino “la piú clamorosa arma di libertá che abbiamo perché lo dice la scienza”) é una realtá puramente illusoria ed effimera.
Infatti, non solo é a termine (pensate alla validitá temporanea della certificazione verde Covid-19), ma non ha minimamente comportato (e non puó farlo perché qui é in gioco la volontá di mutare il paradigma antropologico) il ritornare “alla vita di prima”: si continua ad essere distanziati, mascherati e collegati quotidianamente “da remoto”.
Degenerazione etica
É una libertá propria della “nuova normalitá e “ipotecata” dall’arrivo delle varianti dell’agente virale (delta ora, beta domani), ovvero lo strumento per consentire di prorogare l’emergenza sanitaria con una prevalenza sproporzionata e sbilanciata della salute quale interesse della collettivitá (art. 32, comma 1, Cost.) tale da trasformare il divieto in regola e le libertá stesse (le libertá da) in eccezioni. Scrive Aristotele (384 a.C. – 322 a. C.): “solo chi ha superato le sue paure sará veramente libero”. E noi quelle paure non le abbiamo superate…
Daniele Trabucco (Costituzionalista)