Il caso Palamara che ha travolto il mondo della magistratura non smette di regalare colpi di scena. L’ex toga, interrogato dalla Procura Antimafia, parla a ruota libera di tutti gli intrecci tra toghe e il “Sistema”, facendo nomi e cognomi. Dal pm Nicola Gratteri, non gradito alle correnti e affossato come ministro della Giustizia, all’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, “che interferì sulla nomina del procuratore di Palermo”. E tira in ballo anche il Pd.
Il candidato di Palamara – si legge sulla Verità – all’inizio era Guido Lo Forte a cui era stato assicurato sostegno anche dall’ex procuratore Giuseppe Pignatone: “Pezzo forte del Sistema in quel momento, perchè aveva allacciato un ottimo rapporto – spiega Palamara – con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma Lo Forte era considerato un magistrato sostenitore dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, che come noto lambiva, per usare un eufemismo, il Quirinale”.
Alla fine verrà scelto Lo Voi, il meno rigido dei candidati sull’inchiesta in questione. “All’interno della magistratura – spiega Palamara – si temeva che Gratteri potesse diventare ministro della Giustizia nel governo Renzi. Anch’io ne parlai con l’allora mio procuratore Pignatone. Fatto sta che il nome di Gratteri venne depennato dall’originaria lista». Secondo Palamara, Gratteri e Nino Di Matteo (che venne escluso dal pool stragi) vengono considerate dentro la magistratura figure «ingombranti» che «non fanno parte del meccanismo delle correnti». affaritaliani.it