Dal fascistometro alla difesa della censura. Michela Murgia

michela murgia

di Francesca Galici – Il libro di Giorgia Meloni sta suscitando qualche malumore di troppo a sinistra. Il motivo? In apparenza nessuno giustificato, dato che si tratta di un’autobiografia e non di un manifesto politico. Ma, se anche fosse, l’Italia è uscita da un pezzo dalla censura editoriale, pertanto non ci sarebbero comunque ragioni per boicottare un libro. Eppure, gli intellò di sinistra e alcuni librai particolarmente sensibili hanno iniziato una campagna contro Io sono Giorgia, che sta riscuotendo un grande successo di vendita.

La trasmissione Dritto e Rovescio condotta da Paolo Del Debbio e in onda il giovedì in prima serata su Rete4 ha raggiunto telefonicamente Michela Murgia, che ha avvallato le idee di chi ne ostacola la vendita. “In Italia escono 170 libri al giorno. Nessun libraio vende tutti quei 170 libri, li compra e li espone. Ciascuno sceglie quello che corrisponde alla sua clientela. Se io sono un panettiere che ha solamente clienti celiaci è inutile che io venda pane con glutine”, ha affermato Michela Murgia.

libertà di pensiero

Alla giusta obiezione del giornalista, che ha replicato l’inconsistenza del paragone tra una panetteria e una libreria, che è un simbolo di libertà di pensiero e di scambio di cultura la scrittrice ha ribattuto: “No, la biblioteca è il simbolo dello scambio di idee e della cultura. Infatti il libro di Giorgia Meloni è in tutte le biblioteche”.

Il giornalista al telefono con Michela Murgia (che ha ideato il fascistometro, ndr), quindi, ha incalzato la scrittrice sarda sull’idea che la non vendita del libro del leader di Fratelli d’Italia possa essere visto come una censura alla cultura di una corrente di pensiero non allineata. Ma la Murgia non ci sta: “Assolutamente no. Un libraio può anche decidere di fare scelte politiche. È legittimo o non è legittimo in democrazia fare delle scelte sulla merce che si vuole esporre?“.

La libertà della libraia

Sarebbe tuttavia interessante capire come avrebbe reagito Michela Murgia, così come chiunque altro schierato a sinistra, se a essere messo al bando in alcune librerie fosse stato un suo libro o un altro di un personaggio a lei affine. E non è difficile capirlo.

Infine, al giornalista che fa notare il passato da candidata nel Partito democratico della prima libraia che ha orgogliosamente dichiarato di non vendere il libro di Giorgia Meloni, Michela Murgia ha risposto: “C’è una legge che vieta a una libraia che è schierata politicamente di non vendere dei libri di cui si sente antagonista? Ci mancherebbe pure che la libraia dovesse, per garantire la sua democraticità, esporre libri contrari alle sue idee”.

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