Siamo a Quarta Repubblica, il programma di Nicola Porro in onda su Rete 4 il lunedì sera, la puntata è quella di lunedì 17 maggio. Tra gli ospiti ecco il sociologo Luca Ricolfi. Si parla di libertà di pensiero, del ddl Zan, del caso dei professori finiti nel mirino per le critiche a Sergio Mattarella. Insomma, il sospetto – condiviso da molti – è che la libertà di parola sia in pericolo, finita nel mirino della sinistra e dalla teoria del pensiero unico, di quella “cancel culture” che, partendo dagli Stati Uniti, sta conquistando anche il Vecchio Continente in un vortice censorio dai contorni inquietanti.
E questa inquietudine, Ricolfi, mostra di condividerla a tutto tondo. Parole nette, chiare, esplicite e dall’enorme peso specifico quelle del sociologo. “Io sono in imbarazzo – premette -: sono culturalmente di sinistra ma riconosco che la libertà di pensiero oggi è migrata da sinistra a destra“, ammette. Nulla di più vero: ogni tentativo di zittire chi la pensa in modo diverso da loro, chi la pensa in modo “sbagliato” (secondo loro, ovviamente), arriva da sinistra.
E ancora, parlando nel dettaglio del ddl Zana contro l’omotransfobia, ecco che Ricolfi puntualizza: “Il ddl Zan è configurato come un cavallo di Troia. Si introducono articoli che non sono necessari a tutelare i diritti degli omosessuali”, conclude. Tesi condivisa a più latitudini anche a destra e anche da gran parte di un mondo omosessuale che riconosce come la giustizia italiana abbia già a disposizione tutti gli strumenti possibili per combattere le discriminazioni. www.liberoquotidiano.it