Blackface, Rai: vietato dipingersi il volto di nero per assomigliare a qualcuno

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di Roberto Vivaldelli – Il politicamente corretto ha vinto, ancora una volta: basta blackface in tv e nei programmi del servizio pubblico. È la decisione che ha preso la Rai dopo le proteste del rapper Ghali e di altri vip del mondo dello spettacolo e di alcune associazioni di sinistra come l’Arci. Nei programmi Rai, infatti, non sarà più consentito dipingersi il volto di nero per assomigliare a un artista o a un personaggio di colore, pratica impiegata perlopiù in Tale e Quale Show, lo show autunnale di Raiuno.

“Bastava l’autotune e un bel look. Non c’è bisogno di fare il blackFace per imitare me o altri artisti”, aveva dichiarato lo scorso novembre Ghali riguardo la sua imitazione nel programma Rai. Apriti cielo: le parole del rapper, seguito poi da altri “artisti”, hanno portato alla decisione odierna della Rai di non ricorrere più al blackface.

“Nel merito della vicenda per la quale ci avete scritto, diciamo subito che assumiamo l’impegno – per quanto è in nostro potere – a evitare che essa possa ripetersi sugli schermi Rai. Ci faremo anzi portavoce delle vostre istanze presso il vertice aziendale e presso le direzioni che svolgono un ruolo nodale di coordinamento perché le vostre osservazioni sulla pratica del blackface diventino consapevolezza diffusa”, ha scritto la Rai in risposta a una lettera inviata da diverse associazioni come Lunaria, Cospe e Arci che chiedeva di abbandonare l’abitudine di adoperare la blackface nelle trasmissioni di intrattenimento, nel nome del politicamente corretto imperante.

Blackface retaggio razzista

Come se quel richiamo al colore della pelle risultasse offensivo, sempre. D’accordo che la pratica del blackface negli Stati Uniti, in passato, è stata simbolo di un retaggio razzista: ma qui il contesto è completamente diverso, parliamo infatti di un programma di imitazioni, dove i personaggi del mondo dello spettacolo vengono truccati per assomigliare il più possibile agli originali. Che siano bianchi, neri o gialli non dovrebbe avere nessuna importanza. Perché il prossimo passo è abolire le imitazioni in televisione con il timore di offendere qualcuno.

Significativo poi che questa crociata politically correct arrivi da artisti come Ghali: un tempo, infatti, i musicisti erano l’incubo del pensiero unico, del perbenismo, e le loro provocazioni erano all’ordine del giorno. Oggi, invece, accade l’esatto contrario: gli artisti rappresentano l’avanguardia del pensiero unico e politicamente corretto. Quello che non dà mai fastidio a nessuno. Altro che blackface.

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