di Rosa Scognamiglio – È tempo di Ramadan per i mulsumani di tutto il mondo. Lo è per gli adulti tanto quanto per i bambini che, per un mese intero, non potranno né mangiare né bere – neanche un sorso d’acqua – dall’alba al tramonto. Nulla da obiettare. Del resto, ognuno è libero di professare il proprio credo nelle modalità più opportune. Fatto sta che per i ragazzini in età puberale il digiuno prolungato rischia di comprometterne lo stato di salute: gli alunni delle elementari “svengono in classe“.
Teoricamente, quei bambini sarebbero “esentati dal digiuno“. Lo prevede una circolare emessa dalla preside dell’Istituto Comprensivo Ermanno Olmi – a cui fanno capo tre scuole tra primarie e secondarie di Milano – che cita una comunicazione della Comunità islamica italiana. “Finché sono affidati alla responsabilità del personale scolastico – chiarisce il quotidiano Libero riprendendo i punti salienti della circolare – i minori si devono alimentare in modo naturale e adeguato“. Per tutelare la loro salute, non si esclude di ricorrere alla “segnalazione alle autorità competenti“. Neanche a dirlo che è esplosa subito la polemica.
Ramadan, la protesta
Che qualche osservante particolarmente ossequioso delle prescrizioni coraniche non gradisse le nuove direttive, c’era da aspettarselo. Ma che poi esplodesse “un caso nazionale”, proprio no. C’è addirittura chi parla di islamofobia e limitazioni delle libertà personali puntando il dito contro quegli italiani brutti, cattivi e pure xenofobi. Almeno, così sembrerebbe dal resoconto che fa il sito La Luce, gestito da Davide Piccardo, dove la decisione viene descritta come “un concentrato di aberrazioni sotto il profilo giuridico e delle libertà civili e costituzionali, nonché sotto il profilo dei diritti umani più basilari e sotto quello dottrinale islamico“.
Nulla di più lontano dalla realtà dal momento che i genitori degli alunni, all’inizio dell’anno scolastico firmano un regolamento nel quale si impegnano a rispettare le disposizioni, che non prevedono l’astensione da cibi e bevande in orario di lezione. Tant’è.
Cosa prevede la legge coranica
L’astensione totale da cibi e bevande non è contemplata nemmeno dalla legge coranica. O, almeno, si tratta di una prescrizione flessibile. Yahya Pallavicini, presidente della Coreis, la Comunità religiosa islamica, spiega a Libero che la norma è limitata a “un musulmano osservante, in buona salute, dalla pubertà in poi” e che, nel caso degli adolescenti, “la necessità di garantire loro una crescita adeguata“. Secondo Pallavicini, imam della moschea al- Wahid di Milano, la polemica sul Ramadan “è fuorviante“, dice. E, in ogni caso “le responsabilità professionali e, in questo caso, di studio, vanno mantenute“. Nulla a che vedere con la religione, insomma.
Lo ribadisce anche la preside, Laura Barbirato, che spiega a FanPage: “Nessuno vuole negare la libertà di scelta, però abbiamo avuto bambini che sono svenuti a scuola a causa del digiuno, altri che non hanno potuto più fare attività sportiva o partecipare alle gite, in quanto, andando verso il caldo, non solo la privazione del cibo,ma soprattutto quella dell’acqua era un problema che interferiva sul benessere psicofisico dei bambini”.
“Il Consiglio di Istituto – continua la dirigente scolastica –ha preso visione di quanto prescritto nei testi di riferimento in merito al digiuno del Ramadan: sono esenti dal digiuno i minorenni, gli anziani, i malati di mente, i malati cronici, i viaggiatori, le donne in stato di gravidanza e ha deciso di riportare anche sul modulo, che i genitori sottoscrivono per accettazione all’atto“. Dunque, nessuno scontro di civiltà. Ma solo un minimo di buonsenso. https://www.ilgiornale.it