“Il PD è un partito di cariatidi dell’architrave del sistema”. A dirlo è Achille Occhetto, ultimo segretario del Partito Comunista Italiano e l’uomo della ‘svolta della Bolognina’. Il Partito Democratico www.ilgiornale.it sta vivendo il suo ennesimo cambio di pelle. Nicola Zingaretti ha abbandonato la segreteria sbattendo la porta e lavando in piazza i panni sporchi di un partito troppo concentrato sulla spartizione delle poltrone e poco su questioni di cogente concretezza. L’ex Premier Enrico Letta è subentrato al vertice del PD, lasciando il suo incarico da professore nella prestigiosa ‘Science Po’ di Parigi.
Con l’onorevole Occhetto si è parlato del presente e del futuro del Partito Democratico, delle sfide che attendono il campo progressista e dei ricordi di un uomo che ha attraversato la storia repubblicana del nostro paese.
Quali sono le differenze tra il PD e il suo PDS della Bolognina? Si è mai pentito di quella scelta?
“Non mi sono mai pentito. Mi spiace che quella scelta non sia stata perseguita organicamente fino in fondo. Quando dico questo intendo che la svolta non si sarebbe dovuta limitare al mutamento di nome ma doveva dar vita a una nuova formazione politica in cui le diverse forze del riformismo italiano riuscissero a contaminarsi ed esprime un nuovo progetto di società e di visione. Direi che questo aspetto della svolta non è stato perseguito e ci si è così allontanati fino al punto che io non mi sono iscritto al PD”.
Perché non si iscrisse al PD?
“Perché quel partito non aveva riunito le idee del campo riformista, laiche e cattoliche, ma aveva operato una fusione di apparati. Allora nessuno mi diede retta, oggi non c’è nessuno che non dica che sia stata una fusione a freddo, fino alla dichiarazione di Zingaretti che ha detto “il re è nudo”.