di Michele Pezza – – Donne, giovani, sviluppo sostenibile. Le polemiche seguite al suo discorso come nuovo leader del Pd costringono Enrico Letta ad aggiustare un po’ il tiro. In quell’occasione, infatti, aveva messo in cima alle sue priorità lo Ius soli, per accorciare i tempi per ottenere la cittadinanza da parte degli immigrati. Nell’intervista al Tirreno, pubblicata integralmente dalla Stampa non ne fa menzione. Al netto di questo, tuttavia, resta lo spaesamento prodotto dal capo di un partito che dà l’idea di non aver afferrato fino in fondo la profondità della crisi che vive l’Italia. Apposta annuncia come una rivoluzione il benservito ai due capigruppo (ex-renziani) Del Rio (Camera) e Marcucci (Senato) per fare posto a due donne.
Purtroppo per lui (e per noi) a risolvere i problemi dell’Italia non sarà il criterio della parità di genere nella carriera del Pd. Al fondo, la ricetta di Letta è la solita minestra riscaldata della sinistra: il campo largo delle alleanze, il nodo Renzi, la guerra a Salvini. Sulla prima l’obiettivo è lo stesso di Zingaretti: stipulare un’alleanza organica e non solo elettorale con il M5S. Sul punto – e siamo al secondo – Renzi non deve porre veti. «Sarà difficilissimo battere le destre e quindi c’è bisogno di tutti», manda a dire al leader di Italia Viva. Infine, Salvini: «È lui che deve spiegare perché appoggia Draghi. Lo ha deciso al tavolino di un caffè seduto di fronte a Giorgetti».
Il leader della Lega, in realtà, gli serve per l’unità interna. Non a caso cita il Cdm che due giorni fa ha approvato la rottamazione sulle cartelle. Letta rivendica all’unità del suo partito l’aver consentito a Draghi e al governo di non essere «preso in ostaggio» da Salvini. «Divisi – sottolinea – non vi saremmo riusciti».
C’è spazio anche per Giorgia Meloni, di cui ricorda la telefonata ricevuta all’indomani dell’investitura a segretario del Pd. «Mi ha colpito favorevolmente – dice -. Quello che ci siamo detti resta ovviamente fra noi, ma posso dire che è stata una telefonata molto corretta come dev’essere tra maggioranza e opposizione. Le istituzioni – conclude – si riformano insieme, importante avere un bel rapporto». E forse è proprio questa la parte politicamente più promettente dell’agenda Letta. secoloditalia.it
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