Almeno 40 persone sono morte in sospetti attacchi jihadisti avvenuti ieri nella regione occidentale di Tahoua, in Niger. Secondo quanto riferito da fonti della sicurezza citate dal sito d’informazione “Actu Niger”, gli aggressori hanno preso di mira i villaggi di Intazayene, Bakorate, il pozzo di Wirstane e gli accampamenti vicino ad Akifakif, tutti situati vicino al confine con il Mali, dove sono attivi gruppi legati allo Stato islamico del Grande Sahara (Isgs). Secondo le stesse fonti, inoltre, scontri sono scoppiati tra i militari nigerini e gli aggressori in uno dei villaggi presi di mira dopo l’invio di rinforzi nell’area.
L’attacco è stato condannato dal presidente uscente Mahamadou Issoufou il quale ha definito l’incidente “barbaro” e ha inviato le condoglianze alle comunità colpite a Tillia. “Si sta facendo di tutto per garantire che questi crimini non rimangano impuniti”, ha scritto Issoufou sul suo account Twitter. Gli attacchi jihadisti sono avvenuti nel giorno in cui la Corte costituzionale ha convalidato la vittoria del candidato Mohamed Bazoum, candidato del Partito nigerino per la democrazia e il socialismo (Pnds, al governo nel Paese), al ballottaggio delle elezioni presidenziale del mese scorso.
La scorsa settimana almeno 58 persone sono morte in un altro attacco condotto da sospetti jihadisti al passaggio di un convoglio di ritorno da un mercato nella confinante regione di Tillabery, nel sud-ovest del Niger, sempre vicino al confine con Mali e Burkina Faso. Lo riferisce il governo di Niamey in una nota, secondo cui l’assalto è avvenuto tra i villaggi di Chinagoder e Darey Dey. Nella stessa zona lo scorso 2 gennaio erano morti almeno 100 civili in seguito ad un altro attacco condotto da sospetti miliziani jihadisti.
La cosiddetta “zona dei tre confini” (fra Niger, Mali e Burkina Faso) ha conosciuto negli ultimi anni una recrudescenza di attacchi da parte di militanti islamisti attivi in tutta la regione con legami più o meno diretti con lo Stato islamico e al Qaeda. In occasione dell’ultimo vertice del G5 Sahel, tenuto a N’Djamena il 15 e 16 febbraio scorsi, il capo di Stato ciadiano Idriss Deby – presidente di turno dell’organizzazione – ha annunciato l’invio di 1.200 militari nella cosiddetta “zona delle tre frontiere”.