I rischi sanitari connessi alla possibile dispersione sul territorio nazionale di soggetti positivi al virus sono andati ad aggiungersi al pericolo di infiltrazioni terroristiche. Lo evidenzia la Relazione annuale dell’Intelligence pubblicata oggi.
Gli arrivi di migranti attraverso la frontiera terrestre, così come gli sbarchi fantasma dal Nordafrica o dalle sponde turco-elleniche, “restano, sul piano della sicurezza, le modalità d’ingresso più critiche, rispetto alle quali i rischi sanitari connessi alla possibile dispersione sul territorio nazionale di soggetti positivi al virus sono andati ad aggiungersi al pericolo di infiltrazioni terroristiche”. Lo evidenzia la Relazione annuale dell’Intelligence pubblicata oggi.
“Su quest’ultimo versante – si legge nel documento – le risultanze della serrata attività d’intelligence, condotta in raccordo con le Forze di polizia e in collaborazione con i Servizi collegati esteri, fanno ancora escludere un ricorso sistematico ai canali dell’immigrazione clandestina per la movimentazione di jihadisti, ribadendo peraltro la sussistenza di rischi connessi all’eventualità che nei centri di confluenza/accoglienza dei migranti possano maturare processi di radicalizzazione islamista”.
Inoltre, aggiungono i servizi, “mirata attenzione informativa è stata riservata al settore del falso documentale, che vede spesso l’interazione tra circuiti criminali e terroristici“.
“In Italia ha continuato a registrarsi una certa adesione al jihadismo attraverso il web, dove vengono diffusi articoli, infografiche, video di propaganda in lingua italiana, condiviso materiale teso a veicolare istanze anti-occidentali e diramate immagini minatorie di monumenti simbolo del nostro Paese e del Cristianesimo“, rileva la Relazione annuale dell’Intelligence pubblicata oggi.
Rischio infiltrazioni terroristiche
“All’attenzione, in questo contesto – osservano in servizi – il rischio legato all’effetto istigatorio che tale messaggistica potrebbe esercitare su soggetti particolarmente influenzabili, siano essi residenti (homegrown/di recente immigrazione) o in transito, orientandoli verso estemporanei gesti dimostrativi/provocatori, anche con esiti violenti, se non motivandoli a veri e propri atti premeditati e organizzati di jihad individuale“.
“Anche nel corso del 2020 – informa la Relazione – sebbene non sia stata rilevata una produzione originale di propaganda jihadista in italiano, materiale tradotto o sottotitolato nella nostra lingua a uso di utenti italofoni è stato condiviso online, utilizzando soprattutto social network e piattaforme di messaggistica protette da crittografia end-to-end”.
“Contesto sensibile – proseguono gli 007 – resta quello carcerario, come testimoniato dalle espulsioni a ne pena di estremisti o altri soggetti ristretti per reati comuni che, durante la detenzione, hanno confermato o manifestato per la prima volta la propria adesione all’ideologia jihadista, rendendosi responsabili di manifestazioni apologetiche, atteggiamenti rivoltosi e reazioni violente contro il personale penitenziario e correligionari ritenuti non ‘in linea’. In prospettiva, le principali incognite riguardano coloro che, pur avendo scontato la propria pena, conservano un forte risentimento e propositi ritorsivi nei confronti dell’Italia e quanti, una volta tornati in libertà, tendono a recuperare contatti con ambienti criminali/radicali”. ANSA