di Aldo Grandi – Diremo la verità. Articoli come questo che andiamo scrivere ci fanno salire dentro una rabbia che è difficile riuscire a reprimere. Ascoltando le parole di Paolo Laner, titolare del locale in piazza San Giusto Wine Bar Des Arts a Lucca, multato sabato pomeriggio alle 17.30 da quattro solerti vigili urbani dipendenti dello stato e, quindi, provvisti di stipendio fisso a fine mese, ci è sorta una domanda: ma dove stiamo andando? Dove ci stanno conducendo questi governanti da strapazzo, questi buffoni della politica e della virologia spinta che, in nome di un virus che colpisce e uccide solo a certe condizioni e non tocca in maniera grave la stragrande maggioranza delle persone, stanno devastando il tessuto sociale, economico, affettivo di quella che era la nostra amata Italia?
Dopo oltre trent’anni di più o meno (dis)onorata professione, mai avremmo voluto ridurci a scrivere quello che stiamo per raccontare. Tutto è accaduto nel pomeriggio di sabato scorso, in piazza San Giusto, durante il mercatino dell’antiquariato. Ebbene trovandoci, noi, in zona arancione – è una decisione irragionevole alla luce dei dati che riceviamo ogni giorno dalla Asl – è vietato, per i ristoratori e gestori di esercizi pubblici, accogliere i clienti e somministrare cibi e bevande all’interno. Inoltre, non si possono far andare le persone che lo chiedono al bagno per cui, immaginate un po’ voi, tutti i poveri espositori del mercatino dell’antiquariato per due giorni consecutivi o se la fanno addosso oppure ciccia.
La giunta Tambellini, notoriamente sveglia e attenta alle esigenze degli operatori commerciali, ha permesso il mercatino dell’antiquariato, ma si è dimenticata di provvedere a fornire lo stesso di cessi adeguati alla bisogna sapendo, ovviamente, che i locali pubblici non avrebbero potuto consentire l’accesso. Già, ma sappiamo bene che per comprendere queste cose serve una laurea e non tutti, presumibilmente, soprattutto a palazzo dei Bradipi, ne saranno provvisti.
Ma tant’è, in fondo sono affari dei proprietari dei banchi. Se non gli va bene, che se ne stessero a casa propria.
Tornando al nostro racconto, ecco che Paolo Laner il quale, in genere, non fa né servizio di asporto né delivery, vedendo il mercatino, decide di aprire il locale servendo, però, solamente da asporto e stando bene attento a evitare che i clienti possano varcare la soglia del proprio locale. Certo, se qualcuno sta proprio male, perché negargli la possibilità di fare la pipì? O forse il Covid-19 si trova proprio in mezzo alle gambe e si diffonde, soprattutto, quando ci si tirano giù le mutande per fare i propri bisogni? Mah, chissà cosa ne penseranno i Ricciardi e gli Arcuri.
“Ho richiamato al lavoro un cameriere attualmente in cassa integrazione – spiega – che, così, avrebbe potuto mettersi in tasca qualcosa per fare la spesa visto che i soldi dallo stato non arrivano. Abbiamo messo un tavolo davanti all’ingresso del locale proprio per evitare qualsiasi assembramento o accesso all’interno. Abbiamo servito solamente taglieri con un bicchiere di vino. E’ andato tutto ok e devo dire che molti degli ambulanti ci hanno anche ringraziato. Verso le 17.30 alcuni amici ci hanno chiesto se potevano prendere un aperitivo. Abbiamo risposto di sì, ma che non potevano consumarlo di fronte al locale per ovvi motivi”.
Nemmeno il tempo di servire gli avventori che eccoti apparire la pattuglia della polizia municipale composta da quattro uomini.
Il poker di agenti ha chiesto a Paolo Laner cosa stesse facendo e lui gli ha spiegato che stava facendo del servizio di asporto peraltro stando bene attento a non violare le disposizioni vigenti. I vigili urbani, però, non si sono dati per vinti e facendo quattro passi, si sono imbattuti, in via del Battistero, in sette – diconsi SETTE – persone sedute ai tavolini dell’altro locale, attualmente chiuso, Il Cuore.
Hanno, allora, domandato a Laner chi fossero e se avevano consumato da lui. “Ho risposto che erano miei clienti – racconta Laner – i quali avevano preso qualcosa da bere e si erano seduti in un’altra via e non certo nelle immediate vicinanze del locale. Tanto più che erano in sette disposti su cinque tavolini che non sono miei. I vigili mi hanno contestato, innanzitutto, di aver servito con bicchieri di vetro – e sappiamo benissimo come il Coronavirus prediliga il vetro e, invece, non consideri la plastica (ndr) – e qui sono d’accordo e ho subito ammesso la colpa. Poi mi hanno contestato che stavano consumando nelle immediate vicinanze e lì non ci sto, perché erano in via del Battistero girato l’angolo e non di fronte al locale e non c’era pericolo di assembramento. Non c’è stato niente da fare. Non solo mi hanno fatto 400 euro di multa, ma anche cinque giorni di chiusura facendomi così saltare la domenica il mercatino dell’antiquariato. Ci stanno spingendo all’odio. Io sono stato offeso nella mia dignità di uomo oltreché di lavoratore”.
Noi che abbiamo il record di esposti disciplinari presentati all’ordine dei giornalisti tra cui, l’ultimo, proprio per un articolo scritto su u intervento dei vigili urbani al Caffè Monica di Corso Garibaldi, ci chiediamo che cosa sarebbe costato ai solerti vigili urbani nell’invitare Paolo Laner a usare bicchieri di plastica e, magari, allontanare i sette avventori più lontano di quanto, già, non fossero? Forse facendo la multa hanno incrementato il budget per l’attuale amministrazione comunale? Forse la sera, davanti allo specchio, guardandosi, si saranno sentiti più forti aumentando la propria dose di autostima?
Non lo sappiamo. Sappiamo solamente che tutto questo è colpa di qualcuno che ha perso il senso della misura e del buonsenso. Massacrare delle persone soltanto perché lavorano è allucinante e mai avremmo immaginato di doverci trovare a questo punto.
Che sia in atto un big reset, ormai, è chiaro a tutti. Si devono distruggere le classi medie, i piccoli e medi ceti produttivi, per impedire loro di alzare la testa ad ogni piè sospinto.