QUEI RAMI SECCHI CHE NON VANNO “POTATI”

Giulio Tremonti

di Claudio Romiti

L’andamento dei nostri mercati finanziari, che definire pessimo è eufemistico, dovrebbe indicare al governo la strada corretta per tentare di arginare la grave crisi in atto. Soprattutto, considerando che la speculazione rappresenta un importante fattore di riequilibrio in qualunque sistema economico-finanziario avanzato, appare evidente che gli stessi mercati nutrono molti dubbi circa le possibilità di tenere sotto controllo il debito pubblico con i provvedimenti messi in campo di Giulio Tremonti.

Quindi, ritengo, occorrerà fare qualcosa di più significativo per aumentare la credibilità del Paese in merito alla necessaria opera di risanamento. Lo stesso ministro dell’Economia, all’indomani della presentazione della manovra finanziaria pluriennale, ha pubblicamente sostenuto l’esigenza di operare i necessari sacrifici per raggiungere l’agognato obiettivo del pareggio di bilancio, senza il quale – a parere del superministro dell’Economia- ci sarebbe solo il disastro.

Ora, su questo punto ritengo necessario operare un chiara distinzione in merito alla delicata questione dei conti pubblici in ordine. Infatti, a mio modesto modo di vedere ci sono solo due strade, nella nostra attuale situazione, per ottenere quell’equilibrio nel bilancio dello Stato che tanto a cuore stava ad un grande liberale come Luigi Einaudi: o si consente all’economia privata di sviluppare, generando quel surplus di risorse finanziarie che, tra le altre cose, determinano un crescente aumento del gettito fiscale allargato; oppure si pensa di continuare ad agire all’infinito sulla leva tributaria -come in parte lo stesso Tremonti sta consentendo di fare- raschiando ulteriormente il fondo del barile di un sistema economico già molto prostrato dalla crisi mondiale ancora in atto.

Nel primo caso lo strumento principale per far quadrare i conti pubblici è legato ad una decisa riduzione della spesa pubblica, cercando quanto meno di alleggerire in prospettiva la pressione fiscale. Al contrario, con la seconda opzione si cerca, anche attraverso l’introduzione di forme mascherate di patrimoniali -emblematico risulta sotto questo profilo il forte inasprimento dei bolli sui depositi titoli-, di realizzare l’equilibrio dei conti prelevando ulteriori risorse dalla collettività e, cosa fondamentale, restringendo ulteriormente lo spazio economico del popolo dei cosidetti produttori privati, titolari d’impresa o dipendenti che siano.

Claudio Romiti