di Alessandro Sallusti – Il governo Conte cade e non si rialzerà, perché non aveva i voti per fare passare la riforma della giustizia concordata più con i magistrati che con il Parlamento, cioè l’ennesimo atto di sottomissione della politica alla magistratura. Una magistratura che oggi, tra non pochi imbarazzi, inaugura l’anno giudiziario convinta – anche per la benevolenza di gran parte della stampa italiana – di poter non fare i conti con il caso Palamara e i suoi strascichi, primo fra tutti le rivelazioni che il magistrato ha fatto nel libro-confessione Il Sistema – ne sono il coautore e chiedo scusa per l’autocitazione – che ricostruisce in modo documentale gli indicibili intrecci tra politica e magistratura negli ultimi vent’anni.
So bene che il presidente Mattarella in queste ore ha cose importanti e urgenti da fare, cioè tentare di ridare un governo al Paese (auguri presidente). Ma essendo stato proprio lui, appreso del caso Palamara, a parlare di «modestia etica» della magistratura, mi chiedo come possa accettare che il suo vicepresidente del Csm David Ermini partecipi oggi all’inaugurazione del primo anno giudiziario post-Palamara dopo aver appreso dalla lettura de Il Sistema la notizia – non smentita – che proprio Ermini fu eletto grazie a Palamara dopo una cena carbonara cui partecipò anche l’interessato insieme a un politico indagato, Luca Lotti del Pd.
E mi chiedo se il primo procuratore di Cassazione (il magistrato più alto in carica dell’ordinamento) Giovanni Salvi oggi nella sua prolusione farà qualche riferimento al suo pranzo su una terrazza romana con Luca Palamara per cercare la sua benevolenza nel gioco delle nomine.
Lo stesso discorso vale per blasonati procuratori e importanti giudici. Insomma mi chiedo con che faccia oggi i vertici della magistratura ci racconteranno che il caso Palamara è alle spalle e che loro sono il futuro. Ieri una trentina di importanti magistrati ha preso le distanze da questa ipocrita sceneggiata. È un primo e buon segno. Ma contemporaneamente Nunzio Sarpietro, il magistrato che ieri ha interrogato il premier Conte sul caso del blocco delle navi degli immigrati, uscendo da Palazzo Chigi ha dichiarato: «Il presidente del Consiglio ben rappresenta la volontà degli italiani». Roba da togliergli l’inchiesta, mi auguro che avvenga, per palese sudditanza psicologica, e mi fermo qui per evitare querele. Già, perché i magistrati non spiegano né rispondono alle critiche ma querelano, forti del fatto che cane non mangia cane. Questo è il loro Sistema.
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