di Antonio Amorosi – Abbiamo affrontato la sfida al Coronavirus e l’abbiamo vinta, fino ad oggi. Forse non ve ne eravate accorti ma 75.000 morti, il primato mondiale italiano per vittime su 100.000 abitanti, migliaia di persone senza soldi, 70.000 imprese chiuse e il collasso dell’economia sono una vittoria del governo. Lo ha detto il ministro ai Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, ospite ieri mattina al programma di Rai 3 Agorà condotto da Luisella Costamagna. Ora dobbiamo solo completare la brillante performance.
Io, da parte mia, ho trovato un motivo per pagare il canone Rai: ascoltare in diretta le barzellette dei ministri della Repubblica, i quali sanno che controllando con il governo i principali canali tv, possono sparare qualsiasi stronzata e non gli succederà nulla.
Le parole di D’Incà: “La maggioranza è quella che fino ad oggi ci ha permesso di poter affrontare questa sfida nei confronti del Coronavirus e di vincerla, fino ad oggi. Adesso dobbiamo completare questa vittoria e portare finalmente il risultato… per uscire dalla pandemia”. Resta di stucco Stefano Zurlo de Il Giornale, anche lui ospite del programma: “Vincere la sfida con il record dei morti è un po’ azzardata come affermazione, poi mi rendo conto che siamo in una crisi mondiale drammatica ed è molto facile parlare e bacchettare come stiamo facendo da uno studio televisivo”. Zero reazione di D’Incà.
Eppure il grillino, bellunese, laureato in Economia, fino a quel momento della trasmissione non aveva perso l’atteggiamento aplomb del tipico grillino di governo che in questi anni abbiamo imparato ad apprezzare, argomentando le sue risposte col politichese classico. E qui, come ha detto giustamente Zurlo, non si tratta di bacchettare ma di capire quali convinzioni hanno ministri e soggetti con compiti di governo, cioè coloro che decidono delle nostre vite durante la pandemia.
Qualcuno penserà: ci risiamo. Chi non ricorda il ministro del Lavoro Di Maio quando disse di aver abolito la povertà. Tutto si può dire tranne che quelli del Movimento 5 non abbiano trasformato la politica italiana in una corte di sublime raffinatezze e indimenticabili perle, ma se queste nascondono convinzioni qualche problema si pone.
Possiamo ridere come quando l’attuale sottosegretario al ministero dell’Interno, Carlo Sibilia, propose il matrimonio, oltre che fra omosessuali, anche fra specie diverse purché consenzienti, compresi gli animali. Sposarsi con un Chihuahua!? Ma che sia consenziente. O Di Maio: “ci criticano perché stiamo facendo bene, specialmente in Puglia, basti vedere la rinascita di Matera”. Peccato sia in Basilicata. Poi chiese anche al governatore pugliese Emiliano come andavano le cose a Matera. Di Maio chiama il presidente della Cina Xi Jinping “presidente Ping” e il segretario di Stato degli Stati Uniti Mike Pompeo Wilbur Ross, attacca Matteo Renzi paragonandolo al brutale dittatore “venezuelano” Augusto Pinochet, peccato sia cileno. E il suo sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano all’esplosione di Beirut in Libano dà la solidarietà ai libici. E una miriade di altre perle.
Ora noi ringraziamo per le barzellette, a cui si aggiunge la new entry del ministro D’Incà, che ci strappano una risata in un momento così difficile.
Ma avranno meno da ridere quelli che sono morto, i loro parenti e chi sta ancora aspettando una gestione della Sanità territoriale.
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