Si parte da Matteo Bassetti e si finisce a Matteo Salvini: entrambi, a Piazzapulita, diventano simboli del negazionismo del Covid. In studio a La7 con Corrado Formigli c’è Selvaggia Lucarelli, che punta il dito contro l’infettivologo del San Martino di Genova: “Il professor Bassetti ha parlato della mascherina come di un ‘vessillo’. Mi ha inquietato, perché è un termine molto politico e simbolico – sottolinea l’opinionista del Fatto quotidiano e di TPI -. La mascherina diventa qualcos’altro: un bavaglio, un simbolo filo-governativo, non lo strumento per proteggere la propria salute”.
Ovviamente, il ragionamento di Bassetti era più ampio e faceva riferimento al fatto che non basta la mascherina per cautelarsi dal coronavirus, ma a quel punto il passo è già compiuto e dal Matteo medico si passa al Matteo politico, leader della Lega: “La mascherina diventa anche un bavaglio, per chi vederlo come tale. E questo viene cavalcato a settembre, quando arriviamo dal lockdown, dall’illusione di fine epidemia e dalle dichiarazioni sconsiderate e imprudenti dei vari Alberto Zangrillo sul virus clinicamente morto – rincara la Lucarelli -.
Questa corrente negazionista si gonfia durante l’estate e a settembre tracima. Salvini ha fiutato la corrente e l’ha cavalcata. Lui è un virus intelligente: non ammazza l’ospite, lui si adatta al suo ospite, al suo elettore del momento, per avere più chances di sopravvivenza. Ha cavalcato l’insofferenza per le regole”.
Nel calderone, dunque, ci finiscono l’ex ministro degli Interni, colpevole anche di chiedere misure più chiare per negozi, locali e imprenditori, una buona fetta di italiani (“Ho visto bossettiani trasformarsi in terrapiattisti e rettiliani”, ironizza a modo suo la Lucarelli) e ovviamente tutti i medici che hanno contestato le posizioni del governo, “frustrati per non aver avuto riconoscimenti dalla scienza ufficiale – conclude Selvaggia – e diventati leader ‘contro’, leader comunque di qualcosa”. liberoquotidiano.it