Il giornalista cattolico e saggista Maurizio Scandurra rileva l’imbarazzante silenzio del Quirinale innanzi a un Paese di centrodestra in mano alla peggior sinistra populista.
Sono lontani i tempi di Leone e Pertini. Giganti della storia repubblicana, per nulla equiparabili, per loro fortuna, alla pochezza di Mattarella.
Il Sergione nazionale irrimediabilmente assiso al trono quirinalizio credo possa essere reputato il peggiore Presidente della Repubblica di questo Stato: secondo solo al discutibile e discusso matusalemme Giorgio Napolitano, di cui ne avremmo fatto (e ne facciamo) volentieri a meno.
Una figura che più volte, sin dall’inizio del suo mandato, avrebbe dovuto intervenire in difesa di un sacrosanto principio di bilanciamento tra la verità di un sostanziale mutamento di gusto e orientamento da parte del popolo, e l’illiceità di un governo frutti di rimpasti e strategie che per nulla lo rispecchia. Come? Rispedendo lo stivale alle urne.
Che gli italiani siano di fatto centrodestra oriented, è innegabile. Che Matteo Renzi domini la scena politica del centrosinistra pur non avendone i numeri, lo è altrettanto. Lo stratega fiorentino, uomo intelligentissimo seppur non condivisibile, li tiene praticamente tutti asserragliati e per le palle, come si suol dire.
Di certo lo pseudo stato di emergenza strumentalizzato a più non posso, la bagarre costante sui numeri reali che ruotano attorno al Covid-19 e l’affollamento delle terapie intensive in nome della solita favoletta per cui sarebbero in gioco la salute degli italiani e la tenuta del sistema ospedaliero sono soltanto balle pretestuose: che non possono, né devono essere per alcun motivo addotte a giustificazione per continuare a tenere in piedi un esecutivo totalmente scollato e scollegato dalla volontà elettorale e dal sentore politico del Paese.
E’ ora di smetterla con questa buffonata di voler a tutti i costi proteggere l’Italia da Matteo Salvini: che pur avendo ab illo tempore provocatoriamente chiesto “pieni poteri” per il bene collettivo, di fatto, si è sempre comportato lealmente. Difendendo democraticamente a spada tratta quell’italianità fatta di rispetto per i nostri confini, e di profondo attaccamento devozionale al cattolicesimo. Non è lui l’uomo solo al comando di cui bisogna aver timore.
Le mire dittatoriali, i deliri espansionistici, casomai al momento sono soltanto appannaggio fattivo di quel fantoccione di Giuseppi: che, in preda a un delirio di onnipotenza, questa volta l’ha fatta fuori dal vaso più del solito, andando a lambire la punta delle scarpe di Renzi. Un bel guaio, non v’è dubbio. Specialmente per lui e i seguaci senz’arte né parte del bibitaro ignorante che sta agli Esteri che, innanzi all’ex sindaco di Firenze, sono nulla in fatto di strategia politica propriamente detta.
Anche a sinistra è ormai chiara la deriva totalitaria in essere a opera di un avvocato qualunque che col potere, ormai, c’ha persin preso troppo gusto. In quota a un partito di ebeti parlanti ma non pensanti come i M5S, così imperdonabilmente legati a quelle poltrone che per anni hanno contestato per un sol motivo: il desiderio di appoggiarci perbene (sperano, per sempre) i loro culi flaccidi come le battaglie e le idee altrettanto palesemente implodenti che maldestramente tentano di portare avanti.
Mattarella, ascoltami: stacca la spina, prima che sia black-out. Che sia troppo tardi. Questa volta, il salva-vita potrebbe non funzionare: la nazione di tutto ha bisogno, fuorchè di un nuovo cortocircuito targato UE. Al voto. Al voto. Al voto.
Maurizio Scandurra