Bergoglio preferisce gli irregolari ai poveri


Bergoglio e il suo elemosiniere

Il giornalista e saggista cattolico Maurizio Scandurra tuona contro il silenzio imbarazzante di Bergoglio nei confronti delle tavole solidali ogni giorno in trincea contro fame e indigenza.

“Quel gran genio del mio amico”, il Capo di Stato Vaticano, di tutto parla tranne che dei poveri, in cui risplende luminoso il volto di Cristo vivo e presente nella Storia. Degli indigenti italiani snobbati anche dallo Stato. A cui, grazie a Dio, pensano invece le tavole solidali e le mense sociali in mano alla straordinaria operosità silente di prodighi volontari sensibili, guidati da quei pochi sacerdoti santi della porta accanto in cui ancora pulsa vivo e forte il cuore cristiano.

In questi mesi freddi di nuovo e durissimo pseudo-lockdown, con bar, locali e ristoranti chiusi, reperire il cibo con cui sfamare i bisognosi è sempre più difficile. Complice anche la diffusione massima dello smart working, cui fa seguito la chiusura delle sale pasto aziendali i cui avanzi quotidiani fanno invece la pancia piena di tanti che altrimenti non saprebbero dove andare a sbattere la testa per evitare dolorosi e ricorrenti crampi allo stomaco.

E i tanti laici impegnati in un caritatevole servizio quotidiano che ha davvero dell’eroico devono fare i salti mortali per far fronte alla crescente necessità di cibo. All’aumento dei costi di sanificazione, energia elettrica, luce e gas delle cucine attrezzate che giornalmente sfamano centinaia e centinaia di persone. Come? Ricorrendo alle proprie risorse, ai risparmi, alla generosità di benefattori che vanno dal semplice cittadino umanamente mosso a compassionevole pietà sino alle famiglie comuni che fanno i turni per ritirare alla sera quel che resta da alimentari, panetterie, rosticcerie e supermercati in genere. Per preparare le portate, servirle, pulire e ripristinare tutto per il giorno dopo. Più raro e fortuito invece il caso di imprenditori, ereditieri e grandi industriali che preferiscono fare la loro parte restando anonimi.

Ma, evidentemente, per il gesuita di Roma le mense dei poveri non contano. Per loro da Bergoglio mai una parola di attenzione né di conforto. Non un “grazie”, né tantomeno un incoraggiamento ai sacerdoti di frontiera e alle loro splendide squadre di guerrieri della beneficenza e dell’amore fraterno innamorati del Signore Gesù Cristo, che a Sua volta li guarda nascosto nel viso del sofferente affamato che gli si paventa innanzi con le mani giunte. La CEI, questo disgustoso consesso di porporati indegni nonché pieni di distacco dai bisogni del mondo, segue a ruota come un morto che cammina.

Perché prediche e discorsi stolti e inutili da bar, in Vaticano, li fanno invece solo a favore di immigrati irregolari, zingari, nomadi abusivi, coppie omosessuali, abolizione della proprietà privata, annullamento o spostamento a piacimento delle Sante Messe, e così via. Mentre qualche imbecille (e più d’uno!) si permette pure di multare i poveri in fila che attendono cibo, falsamente rei di creare assembramento. Innanzi a questo scempio, il carnevalesco Bergoglio tace, e i vescovi-Pulcinella con lui.

E intanto il grido disperato di aiuto sale evangelicamente al Cielo da più parti d’Italia (mentre anche a Roma i giallorossi con a capo Giuseppi fanno orecchie da mercante), squarcia le nubi e il Padre Eterno subito l’ascolta. A Novara, a Bergamo, a Genova, a Fucecchio richieste di bocche da sfamare triplicate rispetto al periodo pre-pandemia.

A riprova di ciò, singolare inoltre in questi giorni il caso della ‘Mensa dei Poveri’ di Torino fondata dallo stimato sacerdote cottolenghino Don Adriano Gennari del ‘Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus’ (sul cui sito internet sono disponibili tutti gli estremi per donare), che ha superato quota 80% in più nella distribuzione dei pasti, arrivando persino a 700-800 persone servite nei giorni festivi. Un’opera lodevole, che si regge sull’abbandono e la fiducia incrollabili e totali nella Divina Provvidenza, e che ha bisogno del buon cuore di tutti per andare avanti, nonostante anche un atteggiamento non propriamente amichevole e tollerante nei confronti degli anziani volontari pensionati da parte della Polizia Municipale e degli Ausiliari della Sosta del capoluogo piemontese: ai quali auguro di non doversi mai trovare in fila indiana per ricevere in dono un piatto caldo, quel minimo di dignità umana che non andrebbe mai messo in discussione.

Basta un semplice click per aiutare chi aiuta i poveri, cercando ciascuno nella propria città la mensa più vicina cui offrire il proprio prezioso contributo. Perché questa è la Chiesa di fraternità. Non certo quella che abita a Santa Marta, né tantomeno fra le mura di San Pietro: pronte a nascondere, più che altari, per lo più altarini. Ma Dio vede: e, soprattutto, provvede. Speriamo presto.

Maurizio Scandurra