di Patrick Stopper – BELLINZONA – Inizia oggi davanti a una Corte del Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona il processo a un presunto criminale di guerra accusato di aver violato le leggi di guerra durante il primo conflitto civile in Liberia negli anni Novanta.
Alla fine di agosto 2014 il Ministero della Confederazione ha aperto un’inchiesta per crimini di guerra contro il comandante Alieu Kosiah a seguito della denuncia di sette connazionali. L’uomo è stato arrestato il 10 novembre a Berna, dove viveva da diversi anni.
La sua detenzione preventiva è stata regolarmente prolungata ed è stata trasformata in detenzione per motivi di sicurezza non appena l’atto d’accusa è stato depositato, nel marzo 2019.
Stupro e cannibalismo – Ora 45enne, Kosiah è accusato di diversi crimini di guerra commessi quando era membro del Movimento unito di liberazione della Liberia per la democrazia (ULIMO), tra il marzo 1993 e la fine del 1995.
Secondo l’atto d’accusa, il liberiano avrebbe ordinato di uccidere e avrebbe lui stesso ucciso civili e soldati al di fuori dei combattimenti. È anche imputato per aver profanato il corpo di un morto mangiando il suo cuore e violentato una donna. Per il MPC l’ex comandante ha ordinato il trattamento disumano di civili e ha reclutato e usato un minorenne come bambino soldato. Alieu Kosiah avrebbe pure ordinato o partecipato al trasporto forzato di merci e munizioni da parte di civili.
Comandante del Gruppo Zebra – Secondo l’atto di accusa il liberiano faceva parte dello “staff” dell’ULIMO, che raggruppava i “big men” (quadri) della milizia. L’uomo comandava il gruppo Zebra attivo nella contea di Lofa, nel nord-ovest del Paese, al confine con la Guinea e la Sierra Leone.
Dalle prove raccolte dal MPC risulta che i miliziani maltrattavano i civili e li costringevano a ubbidire sotto minaccia. Il bambino soldato, ad esempio, avrebbe seguito Kosiah per paura di vedere la sorella violentata e il fratello ucciso.
Il MPC menziona anche il “tabé”, una forma di tortura comunemente praticata durante il conflitto e che sarebbe stata inflitta a più riprese dal gruppo della Zebra. Consisteva nel legare prima i polsi e poi i gomiti dietro la schiena. Oltre al dolore, questo trattamento a volte fatale può portare a postumi di lunga durata o addirittura a una paralisi irreversibile.
Processo in due parti – Inizialmente, il processo ad Alieu Kosiah avrebbe dovuto svolgersi lo scorso aprile. Si prevedeva di portare in Svizzera quattordici cittadini liberiani per testimoniare, ma a causa del coronavirus i dibattimenti sono stati rinviati.
Nel frattempo, la Corte penale si è adoperata per organizzare le udienze a distanza, in videoconferenza. Sono stati compiuti numerosi passi per ottenere l’autorizzazione da parte della Liberia e la cooperazione di un paese con una rappresentanza diplomatica sul posto.
A causa di nuove difficoltà, il Tribunale penale federale ha deciso di suddividere il processo, iniziando con l’audizione dell’imputato. Le vittime e i testimoni saranno ascoltati in un secondo momento, eventualmente tramite videoconferenza.
I quattordici anni di guerra civile in Liberia (1989-1996 e 1999-2003) hanno causato 300’000 vittime, centinaia di migliaia di sfollati, devastato il paese e distrutto quasi tutte le infrastrutture. I combattenti sono stati accusati di atrocità, mutilazioni, stupri e atti di cannibalismo.
L’ULIMO ha combattuto il NPFL (Fronte patriottico nazionale della Liberia) dell’ex presidente Charles Taylor durante la prima guerra civile liberiana. I due gruppi si contendevano il controllo delle miniere di diamanti nelle contee di Lofa e Bomi.
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