Il prof. Alessandro Meluzzi commenta lo spot del governo tedesco contro il Covid che recita: “Siamo diventati eroi stando sul divano”
“Bene. Abbiamo goduto di questo incredibile video in cui, in uno scenario che sembra preso da un salotto della repubblica di Weimar, un vecchio signore illustra le grandi gioie di un’inibizione dell’azione sul divano, di un ragazzo palesemente depresso, fragile, sconclusionato che, come atto di eroismo fondamentale deve realizzare quello di rimanere a sonnecchiare per un tempo indeterminato e per prospettive indeterminate quello sia l’unico modo per diventare eroico. E’ una sorta di ribaltamento di 180 gradi di tutto quello che l’umanità ha trasmesso in termini di valori ai giovani, ma non solo ai giovani in cui l’azione, la dimensione collettiva di un programma, la chiusura difensiva è stata considerata assolutamente come qualche cosa di depressogeno, di anti vitale, di assolutamente direi negativo per ciò che riguarda non soltanto la fenomenologia del presente, ma anche la concezione del futuro.
Che oggi si voglia presentare una realtà ai giovani in cui la qualità fondamentale deve essere quella di non fare nulla, di rinchiudersi di difendersi a guscio per proteggersi dalla malattia, di proteggersi dal virus e che l’unica forma di eroismo sia quella di risparmiarsi il contagio del coronavirus, è una dimensione che mi pare invece adocchiare ad un’altra prospettiva.
Certamente non contagiarsi è meglio. Certamente i giovani contagiati sono un pericolo soprattutto per gli anziani che rischiano di contagiare, piuttosto che per se stessi, ma certamente ciò che i giovani vengono spinti a fare mi pare essere quello di uscire dalla competizione per il mercato del lavoro, dalla competizione per la produzione, dalla competizione per, non dico l’arricchimento, ma almeno l’autonomia e la capacità di autosostentarsi.
Questa idea della vita come malattia, della giovinezza come problema, della chiusura come risorsa e della depressione come condizione permanente dell’animo umano, rischia di diventare qualche cosa non soltanto di osceno come quel video, non soltanto di deprimente, non soltanto di raccapricciante dal punto di vista estetico, nella dimensione in cui quel vecchio che si presenta come se fosse stato un giovane eroe. In realtà viene da 100 anni prima, non da 100 anni dopo. Ed è proprio in questa sorta di lapsus, io credo, la prospettiva di un mondo che vuole un’umanità senza futuro, vuole giovani senza speranze, vuole l’esclusione da qualsiasi lotta e da qualsiasi competizione, vuole l’azzeramento soporifero e anestetico di ogni agonismo, vuole la rinuncia ad ogni libertà, ad ogni autonomia, ma anche ad ogni dignità e pensano di trasformare la vita non soltanto in un nursing o in un manicomio, come un po’ avevamo già visto, ma probabilmente già in un obitorio, un obitorio in cui vivere già da giovani, possibilmente per la breve vita che resta; anche perché appare scontato che, superata una certa data anagrafica, un giovane depresso e probabilmente suicidario come lo saranno molti di quelli che accetteranno queste logiche, potrà decidere di porre fine alla sua inutile vita con una forma di eutanasia, ma non all’età di quel vecchio, ma probabilmente pochi mesi dopo quel filmato. E’ veramente tristissimo.”
Alessandro Meluzzi – Medico Psichiatra, Psicologo, Psicoterapeuta, Criminologo. Docente Psichiatra forense. Primate Metropolita Chiesa Ortodossa Italiana