Covid, medici Fnomceo: rischiamo di nuovo di dover scegliere chi salvare

Nella prima fase della pandemia di Covid-19, nelle zone più colpite, i medici, si sono trovati a dover scegliere quali pazienti ammettere in Terapia intensiva. E questo “rischia di succedere di nuovo”. Lo segnala un Documento congiunto, elaborato dalla Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici) e dalla Siaarti (Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva).

“Nelle situazioni emergenziali – si legge nel testo – il medico finalizza l’uso ottimale delle risorse alla salvaguardia della sicurezza, dell’efficacia e dell’umanizzazione delle cure evitando ogni discriminazione”. Ma in caso si sia costretti, “è data precedenza per l’accesso ai trattamenti intensivi a chi potrà ottenere grazie ad essi un concreto, accettabile e duraturo beneficio“.

“A tale fine si applicano criteri rigorosi, valutati sempre caso per caso, quali: la gravità del quadro clinico, le comorbilità, lo stato funzionale pregresso, l’impatto sulla persona dei potenziali effetti collaterali delle cure intensive, la conoscenza di espressioni di volontà precedenti nonché la stessa età biologica, la quale” però – sottolinea il documento – “non può mai assumere carattere prevalente”. Il testo è stato recepito ieri dal Comitato centrale della Fnomceo. Né il medico né la persona malata devono essere lasciati soli. Il medico con il peso delle sue scelte, la persona malata con la sua sofferenza, sottolineano medici e anestesisti.

Ecco perché “occorre stabilire dei criteri, coerenti con i principi etici e con quelli professionali, che possano supportare il medico, qualora si trovi di fronte a scelte tragiche, dovute allo squilibrio tra necessità e risorse disponibili. E che possano garantire comunque al paziente i suoi diritti: dargli la certezza che non sarà abbandonato, ma sarà preso in carico con gli strumenti possibili, appropriati e proporzionati”, si legge in una nota.

Il lavoro nasce da un grido d’allarme, lanciato lo scorso 6 marzo proprio dalla Siaarti, con la pubblicazione delle Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili. Un appello in seguito raccolto dalla Fnomceo, che, su iniziativa del presidente Filippo Anelli, ha istituito una Commissione di lavoro paritetica, per avviare insieme una riflessione all’interno dell’alveo deontologico. “La pandemia ha portato a un costante aumento del numero di pazienti con necessità di un supporto vitale respiratorio prolungato per insufficienza respiratoria acuta da polmonite interstiziale – di legge nel Documento congiunto oggi approvato – Infatti, nonostante le misure adottate per garantire a chiunque un trattamento adeguato, nelle aree più colpite si è reso necessario procedere a una allocazione delle risorse attraverso criteri di triage basati sul principio etico di giustizia distributiva”.

“I criteri d’accesso ai trattamenti intensivi e sub-intensivi che si basano prioritariamente su principi di appropriatezza clinica e proporzionalità delle cure verso il singolo paziente, devono rispondere anche ad esigenze di giustizia distributiva e di equa allocazione delle risorse sanitarie disponibili – premettono ancora i medici – L’accesso alle cure” deve fondarsi “sul ragionamento che è alla base del giudizio clinico, sulla proporzionalità e sulla adeguatezza delle cure secondo il Codice deontologico, in relazione al bilancio fra costi/benefici di ogni pratica clinica, commisurata agli esiti prevedibili di salute”. Fnomceo e Siaarti analizzano gli aspetti specifici in caso di carenza di risorse.

“Coloro che non sono trattabili in modo intensivo, ovvero non sono eleggibili ad un trattamento intensivo a causa dell’improbabilità d’ottenere concreti, accettabili e duraturi benefici clinici, sono comunque presi in carico prestando loro le cure appropriate e proporzionate di cui vi sia disponibilità – sottolineano – Il diritto individuale all’eguale accesso alle cure sanitarie deve rimanere il cardine della protezione che lo Stato è tenuto a fornire e che i medici hanno il dovere di garantire quale principio deontologico indissolubile”.

Inoltre “il ricorso selettivo a criteri che valgano a legittimare differenziate modalità di cura è da considerarsi esclusivamente in stato di assoluta necessità (emergenza/urgenza indifferibile in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili)”. E non può essere inteso “come il diniego del principio non negoziabile dell’uguaglianza di valori di ogni essere umano. Sono garantiti quali criteri di scelta sotto il profilo deontologico e professionale: il rispetto, la tutela della dignità e della salute della persona, la proporzionalità e l’adeguatezza delle cure, l’equità d’accesso, il criterio di beneficialità, l’età o le altre situazioni di vulnerabilità. Tali criteri di scelta non possono essere utilizzati separatamente”, sottolinea il documento.

Un altro passo importante è relativo a cosa fare in concreto: “L’impossibilità di erogare un determinato trattamento sanitario in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili, non può seguire l’abbandono terapeutico – raccomandano in conclusione Fnomceo e Siaarti – dovendo il medico sempre provvedere a porre in atto le valutazioni e l’assistenza necessaria affinché l’eventuale progressione della patologia risulti il meno dolorosa possibile e soprattutto sia salvaguardata la dignità della persona, mediante un sostegno idoneo ad alleviarne le sofferenze fisiche, psichiche e spirituali”.

“Quello che vorrei che uscisse con chiarezza è che noi medici ci siamo fatti carico di problemi che sono in realtà legati a un contesto organizzativo – spiega il segretario della Fnomceo, Roberto Monaco – Noi medici non abbiamo paura della crisi, perché siamo abituati a lavorare in emergenza. E non temiamo la responsabilità, perché è nostro compito fare scelte condivise col paziente, nel rispetto delle nostre competenze, dei suoi diritti e dei principi del Codice deontologico. Abbiamo paura di tutte quelle falle nell’organizzazione e nella programmazione che possono esplodere durante una crisi. Dobbiamo fare di tutto perché il medico non sia costretto a queste scelte”.  ADNKRONOS