Il prof. Alessandro Meluzzi. “Scopriamo, con sconcerto e un po’ di orrore, che un allievo infermiere, Antonio De Marco di 21 anni, ha ucciso i suoi due coinquilini ai quali era legato da qualche frequentazione, amicizia, forse anche qualche gelosia recondita, e confessa di averli uccisi per quanto erano felici, per invidia della felicità. Avevamo sentito questa argomentazione già in un ragazzo ucciso a Torino, sul lungo Po, qualche mese fa, da un migrante maghrebino che lo aveva ucciso perché lo vedeva così sorridente mentre andava correndo al lavoro. E’ sorprendente scoprire che questa invidia della felicità diventa un fattore di morte.
Oggi scopro anche, da un mio amico di Roma, che un bambino di 11 anni è salito sopra uno sgabello prima di andare a scuola e si è buttato di sotto lasciando un tragico messaggio alla madre in cui diceva che l’uomo con il cappuccio nero gli aveva detto che poteva volare.
Credo che ci sia una sottile vena di follia, anzi neppure troppo sottile, una faglia di orrore che attraversa la nostra società, una società che ha perso il senso della sacralità della vita, che ha perso il senso dei legami comunitari, ha perso il senso dell’identità, ha perso il senso di Dio, della famiglia. E in questo vuoto assoluto, non è vero che chi non crede più a Dio non crede a nulla, crede a tutto, anche agli uomini col cappuccio nero, anche alla possibilità di riscattare la propria frustrazione uccidendo la felicità degli altri, anche sostituendo Dio con il demonio. Spiace usare un’espressione così cruda, ma ho la sensazione che ci sia veramente qualcosa di luciferino in ciò che sta accadendo intorno a noi.”
Alessandro Meluzzi – Medico Psichiatra, Psicologo, Psicoterapeuta, Criminologo. Docente Psichiatra forense. Primate Metropolita Chiesa Ortodossa Italiana