Macellazione senza stordimento: perché non si possono vietare i riti ebraici e islamici. Abbattere gli animali senza stordimento causa “sofferenze evitabili” nel contesto della macellazione rituale. Ciononostante, gli Stati non possono vietare l’usanza delle religioni islamica ed ebraica alla luce delle “garanzie concernenti la libertà di religione contenute nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”. A mettere nero su bianco la difficile ammissione è Gerard Hogan, avvocato generale della Corte di giustizia dell’Unione europea, a seguito dell’ennesima battaglia legale delle associazioni religiose volta a difendere l’abbattimento tradizionale, secondo il quale l’animale deve restare cosciente fino al decesso.
Nel 2017, una legge della Regione delle Fiandre (in Belgio) ha vietato la macellazione degli animali mediante riti tradizionali ebraici e islamici e imposto lo stordimento dei capi prima della macellazione, al fine di ridurre le loro sofferenze. In tale contesto, varie associazioni ebraiche e islamiche hanno impugnato il decreto, al fine di ottenerne l’annullamento totale o parziale.
Nelle sue conclusioni presentate oggi, Hogan suggerisce alla Corte di rimettere in chiaro il principio che “gli Stati membri non possono adottare norme che prevedano, da un lato, un divieto di macellazione di animali senza stordimento che si applichi anche alla macellazione effettuata nell’ambito di un rito religioso” ma nemmeno l’obbligo di attenersi a “un procedimento di stordimento alternativo per la macellazione” effettuata secondo la tradizione islamica o ebraica.
Ma l’avvocato generale ammette: “Non si può negare il fatto che, spesso, la preservazione della macellazione rituale degli animali mal si concilia con le moderne concezioni del benessere degli animali”. Ma nonostante la sensibilità mostrata da Hogan, la deroga ‘religiosa’ alle regole generali, che prevedono lo stordimento prima della macellazione “costituisce una scelta politica che il legislatore dell’Unione era certamente legittimato a compiere”. E fino a quando non cambierà la norma a livello Ue i giudici avranno le mani legate. “La Corte – scrive l’avvocato generale – non può ammettere che tale scelta politica specifica sia svuotata del suo contenuto da singoli Stati membri”. Seppure non vincolante, il parere dell’avvocato generale spiana la strada a una ennesima vittoria delle associazioni religiose, determinate a difendere la tradizione nonostante la crescente attenzione dell’opinione pubblica per i diritti e il benessere degli animali. “