Regionali, sondaggi: il Pd trema

Chiuse le liste, via alla campagna elettorale per le elezioni regionali del 20-21 settembre. Un test molto atteso e importante che sicuramente avrà ripercussioni a Roma e sul governo nazionale. Cresce il nervosismo nel Partito Democratico dopo che l’accordo con il M5S è stato trovato solo in Liguria, dove comunque Giovanni Toti è nettamente in testa. Centrodestra unito ovunque. Ecco i sondaggi riportati da affaritalini.it

PUGLIA – Raffaele Fitto batte Michele Emiliano di sei punti: 43,5 a 37,5%. E’ quanto emerge da un sondaggio sulle elezioni regionali in Puglia del 20-21 settembre realizzato da EMG Acqua per Affaritaliani.it. Antonella Laricchia, candidata del Movimento 5 Stelle, si ferma al 12%. Ivan Scalfarotto al 5%. La somma delle liste del Centrodestra arriva al 45% con la Lega al 15 e Fratelli d’Italia al 14%. Forza Italia si attesta al 10%. La coalizione che sostiene Emiliano raggiunge il 34,5% con il Pd primo partito della Puglia (21,5%). Movimento 5 Stelle al 13,5%, segno che una piccola parte di grillini potrebbe scegliere il Governatore uscente con il voto disgiunto. Italia Viva ferma al 2%.

MARCHE – Il candidato del Centrodestra in quota Fdi Francesco Acquaroli, secondo un sondaggio Tecnè per l’Agenzia Dire, è dato tra il 43,5% e il 47,5% mentre Maurizio Mangialardi del Centrosinistra è tra il 36% e il 40%. M5S tra il 12,5 e il 16,5%.

VENETO – E’ schiacciante il vantaggio che avrebbe Luca Zaia sugli altri candidati a governatore del Veneto, stando ad un sondaggio elaborato da Fabbrica Politica e pubblicato da Termometro Politico. Il presidente uscente avrebbe addirittura oltre l’80%. La lista che porta il suo nome è data al 36.8%, sopra la Lega (31.4%). Fratelli d’Italia sotto al 10 (9.7) e Forza Italia addirittura sotto al 3 (2.8). Arturo Lorenzoni, candidato del Centrosinistra, arriverebbe al 12.7% mentre Enrico Cappelletti del Movimento 5 Stelle non riuscirebbe a raggiungere nemmeno il 2 (1.9%). Si fermerebbe al 3.8% Antonio Guadagnini del Partito dei Veneti, mentre Daniela Sbrollini di Italia Viva è data allo 0.5%.

LIGURIA – Giovanni Toti naviga a gonfie vele verso una riconferma alla guida della Regione Liguria. Secondo il sondaggio di Tecnè per l’agenzia Dire il governatore uscente, appoggiato da tutto il centrodestra, sarebbe rieletto con una forbice di preferenze che oscilla tra il 51 e il 55%. Dodici punti di vantaggio sul suo principale antagonista, il candidato giallorosso Ferruccio Sansa, che si fermerebbe tra il 39 e il 43%. Toti, però, deve guardarsi con attenzione dal partito degli astensionisti e degli incerti, che rappresenta il 41% degli intervistati e che potrebbe riavvicinare i due contendenti con l’approssimarsi della chiamata alle urne. Nelle retrovie, il candidato di Italia viva e +Europa, Aristide Massardo, a cui viene attribuito un consenso variabile tra il 2 e il 6%. Quota residuale tra l’1 e il 3% per gli altri candidati.

CAMPANIA – Secondo il sondaggio effettuato da Dire-Tecnè, l’attuale governatore Vincenzo De Luca (candidato per il Pd) sembrerebbe essere ancora il favorito, con le preferenza che vanno dal 42,5 al 46,5 percento. Il candidato del centrodestra Stefano Caldoro – già presidente della Regione Campania dal 2010 al 2015, poi sconfitto da De Luca – non è però molto lontano, visto che secondo il sondaggio le sue preferenze si attestano tra il 37 e il 41 percento. Nessuna chance, come si evince dal sondaggio di Dire-Tecné, per la candidata del Movimento 5 Stelle, Valeria Ciarambino: per lei, preferenze comprese tra il 13 e il 17 percento; i restanti candidati si attestano invece sotto al 3 percento delle preferenze.

TOSCANA – Viaggia tra il 44 e il 48% il candidato del centrosinistra alle Regionali in Toscana, Eugenio Giani. Piu’ distaccata la sfidante di centrodestra, Susanna Ceccardi, stimata fra il 38,5% e il 42,5%. Sono i risultati di un sondaggio di Tecne’ per la Dire. Nettamente distaccata la candidata dei Cinquestelle, Irene Galletti, ferma tra il 6 e il 10%. C’è da dire, però, che il voto è stato dichiarato dal 63% degli intervistati, mentre gli astenuti o gli incerti sono una buona fetta, pari al 37%. Numeri questi molto simili al voto delle Europee del 2019, dove si recò alle urne il 65,8% della popolazione. In quell’occasione il Pd ebbe il 33,3% dei voti, la Lega il 31,5 e il Movimento 5 Stelle il 12,7%.