Un fitto scambio di messaggi Whatsapp, intercettati dalla Procura di Perugia nell’ambito dell’indagine “Toghe sporche”, riaccende i riflettori sulla nomina del magistrato (già Pm del processo Aemilia), nel luglio di due anni fa
Come scrive il giornale reggionline.com – Decine e decine di messaggi whatsapp, spediti tra il febbraio e il luglio del 2018. Messaggi che in genere partivano dal cellulare di Marco Mescolini e arrivavano su quello di Luca Palamara. Il primo, oggi Procuratore capo di Reggio, era all’epoca sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Bologna e rappresentava l’accusa nel processo Aemilia insieme alla collega Beatrice Ronchi; il secondo, magistrato romano, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, era consigliere del Csm.
I messaggi hanno tutti più o meno lo stesso tenore: Mescolini prega Palamara di adoperarsi per la sua nomina a procuratore capo di Reggio, lo sollecita a fare presto, chiede ragione dei ritardi con crescente preoccupazione. Palamara lo rassicura. Dopo una prima selezione, all’inizio del 2018 erano rimasti in lizza solo Mescolini e il magistrato napoletano Alfonso D’Avino, ma le divisioni fra le correnti della magistratura ritardavano la nomina. Il 4 luglio, infine, il Csm decide: Mescolini procuratore capo a Reggio, D’Avino a Parma. Palamara scrive un messaggio a Mescolini: “Ci siamo. Hai vinto“. Mescolini risponde: “Grazie Luca, ti sono debitore di mille indecisioni mie e timori“.
Gli scambi di messaggi fra Mescolini e Palamara sono agli atti dell’inchiesta della Procura di Perugia, che accusa l’ex consigliere del Csm di corruzione e lo considera il vertice di un gruppo di magistrati che pilotavano le nomine negli uffici giudiziari di tutta Italia.