Pur essendo brave persone, non hanno pero’ piena consapevolezza del ruolo a cui sono chiamati”: niente piu’ bicicletta per la cresima e diamante per il battesimo, nella diocesi di Sulmona-Valva sono aboliti a partire dal primo agosto padrini, madrine e comari. Al pranzo di maggio ci si andra’ senza posto d’onore e all’altare senza “scorta”.
E’ una decisione destinata a suscitare polemiche quella presa oggi dal vescovo di Sulmona-Valva Michele Fusco che, con un decreto “ad experimentum”, ha ordinato l’abolizione per tre anni delle figure che accompagnano i fedeli nella tappe principali del percorso cristiano. Questo perche’ “il mutare dei contesti socio-culturali” ha trasformato queste figure in comparse, “una sorta di adempimento formale, in cui rimane ben poco visibile la dimensione della fede.
La scelta viene compiuta abitualmente con criteri e finalita’ diverse (relazione di parentela, di amicizia, di interesse, ecc), senza considerare lo specifico ruolo che il padrino o la madrina e’ chiamato a svolgere ovvero quello di trasmettere la fede che deve vivere in prima persona per poi poterla testimoniare. Inoltre – si legge nel decreto -, le situazioni complesse di tante persone proposte per assolvere questo compito rende la questione ancor piu’ delicata”.
Insomma gente separata o divorziata, che non frequenta la chiesa, che non osserva le regole della Chiesa, non puo’ fare da tutore di una fede che non pratica nei fatti; ovvero una persona matura nella fede, rappresentativa della comunita’, approvata dal parroco, capace di accompagnare il candidato nel cammino verso i sacramenti e di seguirlo, nel resto della vita, con il sostegno e l’esempio”. affaritaliani.it