Risvegliata la catena montuosa sepolta sotto la Pianura Padana

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Mappa delle strutture geologiche dell’Appennino sepolto sotto la Pianura Padana (fonte: INGV)

30 mag – Il margine settentrionale dell’Appennino sepolto sotto la Pianura Padana è il grande motore dei terremoti che stanno tormentando l’Emilia dal 20 maggio scorso nella zona di Ferrara e che il 29 maggio hanno scosso anche la zona di Mirandola, nel modenese.

E’ una struttura molto complessa, una piccola catena montuosa sepolta dai sedimenti che si estende per 55 chilometri da Bologna al Po, chiamata Arco di Ferrara. “Questo fronte fa parte dell’Appennino sepolto sotto i sedimenti del Po”, ha osservato il sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Gianluca Valensise. “L’Appennino – ha proseguito – è molto più ampio di quello che appare e sono le strutture sepolte che stanno dando origine ai terremoti. Sotto queste pieghe vi sono infatti le faglie che scorrono lungo dei piani e che danno origine ai sismi”.

Su grande scala, nella Pianura Padana, spiega l’Ingv, si distinguono a Nord le pieghe del Sudalpino e, nella parte meridionale, tre strutture principali ad arco. Da Ovest a Est: l’arco del Monferrato, l’arco Emiliano (Mirandola) e l’arco di Ferrara. Quest’ultimo si può suddividere in tre gruppi minori: le pieghe ferraresi, le pieghe romagnole e più a Est le pieghe adriatiche, che costituiscono il vero fronte esterno (sepolto) della catena appenninica.

Se l’attività dell’arco di Ferrara è documentata storicamente, ad esempio nelle cronache del terremoto del 1570, l’arco di Mirandola è invece silenzioso da un tempo lunghissimo. “Non ci sono terremoti riportati storicamente in questa struttura”, rileva Valensise. Tuttavia il suo risveglio improvviso con il terremoto di oggi non ha sorpreso gli esperti. L’arco di Mirandola fa parte, infatti, di un sistema tutt’altro che “addormentato”. ansa