“Respingiamo con forza le affermazioni su Santa Sofia” che “costituiscono un’interferenza rispetto alla sovranità della Turchia”. All’indomani delle parole di papa Francesco, che si era detto “molto addolorato” per la riconversione del monumento simbolo di Istanbul da museo in moschea dopo essere stato per quasi un millennio la chiesa più grande della cristianità, il governo di Recep Tayyip Erdogan alza un muro contro le critiche. Per il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, la questione resta una vicenda interna, su cui Paesi e autorità straniere non hanno diritto di intervenire.
Mentre ancora il mondo cerca di riprendersi dallo shock, in Turchia prosegue la preparazione per la riapertura dell’edificio dopo 85 anni al culto islamico il 24 luglio. “L’accesso a questo monumento unico della civiltà globale sarà garantito a chiunque lo desideri, inclusi i cittadini stranieri, e la sicurezza delle reliquie cristiane sarà assicurata”, ha confermato Erdogan in una telefonata con Vladimir Putin.
L’ingresso diventerà gratuito, come in tutte le moschee. Ma resta l’incognita sulla gestione dei mosaici bizantini – un’ipotesi è quella di coprirli con alcuni teli – e su quanto spazio verrà effettivamente riservato ai visitatori di quello che lo scorso anno era stato il monumento più visitato di Istanbul.
Sulla Turchia continuano intanto a piovere parole di sdegno e condanna. Oggi i ministri degli Esteri Ue hanno denunciato la mossa di Ankara, invitandola a rivalutare una scelta che aggiunge nuove “tensioni” a quelle per le “azioni unilaterali della Turchia, specialmente nel Mediterraneo orientale” con le trivellazioni al largo di Cipro. ANSAMED