La gang nigeriana che traffica e spaccia eroina si è impadronita dei giardini di piazza Sant’Antonio, nel cuore di Marghera». A denunciarlo è Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera, sottolineando una situazione che sembra essere cominciata dopo il lockdown. Prima, infatti, i pusher nigeriani erano presenti soprattutto nell’area della stazione ferroviaria di Mestre ma, da qualche settimana, molti di loro sembrano essersi spostati.
«Occupano di solito i quattro punti cardinali della piazza, agiscono con cautela e freddezza, mascherine e distanziamento compresi – dice Bettin -. Le staffette si muovono in bici o motorino tra la stazione, piazzale Giovannacci e lungo via Rizzardi, dove funge da snodo un negozio gestito da un loro complice (non nigeriano). Nei dintorni le sentinelle si muovono a piedi, soprattutto tra la piazza e la sala scommesse di piazzale Foscari e dintorni». A differenza di nordafricani e italiani, i pusher nigeriani sono organizzati quasi militarmente, non sono tossicodipendenti e cercano di non creare troppo allarme.
«Serve una nuova, dura stretta contro questa gang, ma l’azione delle forze dell’ordine va integrata con interventi socio-sanitari e di prevenzione che tolgano l’acqua a questi pescicani – dice Bettin -. Invece, il Serd, i cui operatori fanno miracoli, è al minimo storico del personale e la Regione, da cui dipende, sono anni che non investe, nel silenzio del Comune che pure non ha mai creduto all’intervento a bassa soglia e quindi non ha davvero investito in questi anni. Il terreno delle dipendenze in questa città è fin troppo fertile perché chi le combatte ha poche risorse e poco personale. Anche per questo, Venezia e Mestre sono diventate in questi anni un epicentro delle morti di eroina».
«Lo denunciamo da tempo – sostiene Monica Sambo rifacendosi all’ultima morte per droga a Mestre – i dati negli ultimi nel veneziano sono terribili e in peggioramento. Ribadiamo che i dati dell’osservatorio sulle tossicodipendenze dell’Asl 3 degli ultimi anni parlano chiaro: aumentano i giovani che fanno uso e che si rivolgono al SerD. Lo stesso osservatorio riferisce la riduzione del lavoro di strada e di prevenzione, lanciando l’allarme sui comportamenti di consumo dei ragazzi più giovani. Questa città è stata per anni un modello per tutta Italia per la gestione del fenomeno: aveva uno dei servizi meglio organizzati per far fronte in strada al problema. Il Comune che governa la città ha affrontano in questi anni il problema solo dal lato della repressione. È necessario invece con assoluta urgenza investire sul campo dei servizi sociali e sanitari, con una grande campagna di informazione e prevenzione sul territorio, con un approccio diverso rispetto alle varie zone che certamente presentano rischi diversi. I giovani e i giovanissimi sono sempre più soli e purtroppo stanno perdendo la vita in questi anni».“