di Vittorio Feltri – Il magistrato Luca Palamara dicono che sia nei guai essendo stato espulso dal sindacato della sua categoria, l’Anm. Penso che a lui non gliene freghi niente, dato che le associazioni dei lavoratori, siano pure togati, sono importanti per trafficare eppure non decisive. A me personalmente Palamara è simpatico, ha tenuto per il bavero decine di suoi colleghi che pendevano dalle sue labbra e ha agito proprio come i suoi predecessori, mettendo le mani in pasta e talvolta sporcandosele ma non troppo.
Senza dubbio la pubblicazione delle intercettazioni riguardanti le sue conversazioni con Tizio Caio e Sempronio hanno suscitato scalpore. Tuttavia non era il caso. L’ex presidente, in fondo, si è comportato come coloro che lo hanno preceduto, influenzando promozioni, favorendo taluni e danneggiando altri. Cose che sono sempre avvenute nell’ambito giudiziario, che non è diverso da quello di ogni altro potere. È noto che nelle corporazioni c’è qualcuno che mena le danze e qualcuno che si muove ubbidendo agli ordini. Tutto ciò non è edificante, ma non rappresenta una novità. Palamara peraltro non arrivò al vertice della Anm per fatalità, bensì mediante elezioni: egli cioè ricevette dei voti che gli consentirono di giungere all’apice.
Dov’ è lo scandalo? Una considerazione generale. Sappiamo da sempre che l’umanità non è mai pulita al massimo, i filibustieri, i furbi e i mentecatti costituiscono un genere trasversale: esistono personaggi discutibili tra i geometri, tra i medici, tra i muratori e in particolare tra i giornalisti, che ben conosco. Ovvio che anche i giudici, essendo persone in carne e ossa, non sfuggano alla regola: pure tra loro vi è chi non è santo. Palamara, in realtà, facendo pur parte di un ceto fin troppo rispettato, ha adottato una condotta non molto biasimevole, esattamente come la maggioranza di quelli che egli ha manovrato. Non mi risulta opportuno dargli addosso.
Del resto, era soltanto un influencer, un tipo intelligente cui una massa si rivolgeva per ottenerne favori. Io gli conferirei un premio, non fosse che per convincerlo a non sputtanare la sua casta che si è già sputtanata abbastanza per conto proprio. Basta leggere certe sentenze e prendere atto di determinati e frequenti errori giudiziari per accorgersene.
Palamara ha un aspetto inquietante, con quei capelli corvini e lo sguardo penetrante, ma è intelligente e non ha compiuto nulla di peggio dei suoi compagni di lavoro. Pertanto mi schiero con lui, lo stimo, e mi aspetto che nella sua disgrazia trascini numerosi suoi detrattori, meritevoli di essere sfruculiati. Colpevolizzare lui di aver intrattenuto rapporti di convenienza con i suoi sodali e assolvere chi ha beneficiato di spinte e agevolazioni è una operazione sporca. Viva Palamara e crepino coloro che gli vogliono male. Noi siamo con lui e non con i suoi nemici comunisti.