Di Antonio Amorosi – Le banche italiane continuano a comunicare a tutti i correntisti le nuove regole europee di default che applicheranno automaticamente ai privati cittadini e alle piccole, medie, grandi imprese.
Buongiorno Europa! Grazie per il tempismo!
Perfetto, prepariamo le scialuppe!
Dal 1 gennaio 2021 chi non paga entro 90 giorni un arretrato di pagamento, anche modesto, finisce segnalato alla Centrale dei rischi, con la conseguenza che i creditori saranno molto meno propensi a concedervi un finanziamento. La normativa di riferimento è il Regolamento dell’Unione Europea del 26 giugno 2013, n. 575, articolo 178 che indica specifiche disposizioni sul default di un debitore, il Regolamento delegato dell’Unione Europea n. 171 del 19 ottobre 2017 che definisce i criteri per fissare la soglia di rilevanza, a cui si dovranno attenere le autorità di vigilanza, e la Raccomandazione della Commissione Europea 2003/361/CE del 6 maggio 2003 che descrive cosa sia piccola e media impresa.
Sembrano fatte apposta per facilitare il collasso delle aziende italiane e del nostro sistema economico che dopo il Coronovirus è con l’acqua alla gola. Secondo uno studio di ModeFinance, pubblicato da Milano-Finanza del gruppo Class/Cnbc, in seguito al Coronavirus, il 65% delle 760.000 piccole e medie imprese italiane, cioè 494.000, sono a rischio crac. Un vortice che potrebbe scatenare una voragine nel Paese: se falliscono le imprese chi ci lavora finisce a spasso e nuovi milioni di disoccupati non sono una panacea per l’Italia. Possibile che al governo non ne sappiano nulla!? Vista la crisi mondiale l’UE non poteva almeno posticipare l’entrata in vigore delle normative?
Entrando nei dettagli le circolari degli istituti bancari comunicano che a partire dal 1° Gennaio 2021 la nuova definizione di default stabilisce che il cliente privato o la piccola e media impresa che presentano un arretrato da oltre 90 giorni per una cifra superiore ai 100 euro e superiore all’1% del totale delle esposizioni verso la banca finiscono segnalati alla centrale dei rischi. Per le imprese più grandi la cifra limite diventa 500 euro e superiore all’1% del totale delle esposizioni (sempre complessivamente riferiti a uno o più finanziamenti).
“Inoltre, diversamente dal passato”, scrive l’Abi, l’Associazione bancaria italiana, sul suo sito, “non potranno essere utilizzati margini attivi dell’impresa disponibili su altre linee di credito per compensare gli arretrati in essere ed evitare di classificare l’impresa come inadempiente”.
“È dunque fondamentale”, continua l’associazione di categoria “che le imprese conoscano le nuove regole, al fine di evitare di essere classificate in default anche per rate non pagate di piccolo importo. A tale scopo le Associazioni pubblicano da oggi la guida sui propri siti”.
L’Abi scrive ancora che “le principali Associazioni di rappresentanza delle imprese – Alleanza delle Cooperative Italiane (AGCI, Confcooperative, Legacoop) CIA-Agricoltori Italiani, CLAAI, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confedilizia, Confetra, Confimi Industria, Confindustria e Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti) – e l’ABI hanno definito una guida sulle nuove regole europee in materia di definizione di default che le banche potranno iniziare ad applicare a partire dal prossimo mese di giugno e comunque entro il termine del 1 gennaio 2021”. Parliamo dell’“Accordo per il Credito 2019” chiuso su queste linee guida prima del Coronavirus.
Fino a oggi le banche classificavano in default quelle imprese che, per oltre 90 giorni consecutivi, non pagavano cifre “rilevanti”.
Le nuove regole europee ora quantificano il concetto di “rilevanza”, fissando la soglia oltre la quale l’impresa debba essere obbligatoriamente classificata in default.
La banca sarà tenuta a determinare l’inadempienza dell’azienda se la stessa è in arretrato di pagamento.
Ma non sarà il caso di sospendere questo tipo di normativa, al fine di evitare il facile fallimento di migliaia di imprese che non ricevono credito dalle banche e che con questa legge ne riceveranno ancora meno?
La UE vuole il collasso italiano!