A Villa Pamphili muoiono il Parlamento, la democrazia e la Costituzione

(di Giuseppe PALMA) – -Nell’estate 1849 Villa Pamphili fu oggetto di scontro tra le truppe francesi, a difesa dello Stato Pontificio, e quelle della Repubblica Romana retta dal triumvirato di Mazzini, Armellini e Saffi. In quell’assedio perse la vita il poeta Goffredo Mameli, di 23 anni, autore dei versi del nostro Inno Nazionale.

Poco prima della capitolazione, l’Assemblea Costituente riuscì ad approvare la Costituzione Romana, un capolavoro che sarà la base sulla quale nascerà la Costituzione del 1948. Non a caso la nostra Costituzione è per certi versi considerata l’erede di quella del 1849. Morta sotto i colpi dei cannoni francesi, resusciterà dopo 99 anni.

Nell’assedio dell’estate 1849, Mameli si prese una pallottola nella gamba e morì pochi giorni dopo di cancrena. Ancora oggi in una scalinata della Villa è visibile una palla di cannone francese conficcata in un gradino.

Nella fuga, Giuseppe Garibaldi perse anche la moglie Anita, seppellita di corsa per paura di essere catturati dai francesi o dagli austriaci.
Nell’agosto 1849, catturati dagli austriaci, furono fucilati invece – tra gli altri – Angelo Brunetti detto Ciceruacchio e il figlio Lorenzo, di appena 11 anni, tutti sostenitori della Repubblica Romana e al seguito di Garibaldi.

Da ieri Villa Pamphili è invece sede degli Stati Generali voluti da Conte, in sfregio sia alla Costituzione del 1849 che a quella del 1948, le quali non conoscono né gli “Stati Generali” né le task-force, ma solo il Parlamento, unico depositario legittimo – per entrambe le Costituzioni – della sovranità popolare. Il grande assente a questa pagliacciata Pd-5stelle-ItaliaViva è proprio il Parlamento, non perché vi avrebbe dovuto partecipare, ma perché il destino del Paese dovrebbe essere discusso e deciso solo in seno alle Camere elettive e non in una Villa a porte chiuse.

Chi partecipa agli “Stati Generali” di Conte? Il capitale internazionale, apolide e senza volto, la manovalanza politico-governativa (interna e sovranazionale) e la crème delle corporazioni (i cui vertici non rappresentano più i loro associati ma solo se stessi). Popolo e Parlamento fuori.

Se dunque Villa Pamphili nel 1849 fu il simbolo della libertà e del costituzionalismo moderno, oggi rappresenta la Restaurazione. Agli “Stati Generali” messi in piedi da Conte si parla di modernizzazione del Paese, ma in buona sostanza si tratta di una Restaurazione travestita da digitalizzazione e finta modernità. I primi ad essere sacrificati sono infatti la Costituzione, il Parlamento, il popolo e la democrazia.

Ma voi, sì, parlo con voi, voi che vi siete lavati la bocca per decenni con le parole Costituzione, democrazia e libertà, oggi tacete – e in alcuni casi avallate – questo scempio. Lo fate per avidità, per tifoseria o interesse personale, paurosi che una eventuale caduta del governo Conte possa portare il Paese ad elezioni anticipate, e allora sì che non governereste più per i prossimi trent’anni. Del resto, di Mameli non ve ne sono più.

A Villa Pamphili muoiono oggi il Parlamento, la democrazia e la Costituzione. Ma a voi che ve ne frega? Avete il monopattino.

[Giuseppe PALMA]  scenarieconomici.it

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