“Mi dicevano: ‘Non sono secretati ma non puoi leggerli’. Un perfetto comma 22, mentre in Italia si moriva a centinaia e purtroppo abbiamo ancora tante perdite”. Pierpaolo Sileri, viceministro alla Salute, si riferisce così ai verbali del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l’emergenza coronavirus, in un’intervista a ‘La Verità’ in cui torna su questioni interne già sollevate nei giorni scorsi, quanto aveva puntato il dito contro la mancata attivazione di deleghe al ministero della Sanità.
“lo e la mia collega, la sottosegretaria Sandra Zampa, che fra l’altro fa parte della delegazione del Pd – spiega Sileri – abbiamo ottenuto, non le dico quanto ci è voluto, di poter inserire degli osservatori” durante gli incontri del Cts. “Attenzione – precisa – ho detto che è un osservatore nel Comitato: riferisce a me quando io non partecipo alle riunioni, ma non ha potere deliberativo al pari dei membri del Cts”. Insomma, chiede il cronista, è una specie di ‘spia’? “Per carità – puntualizza il viceministro – non lo definisca così: è un medico del mio gabinetto, una persona serissima, mica Mata Hari”.
Per rendere l’idea, Sileri ricorre a un aneddoto: “Una lunga giornata di lavoro al ministero – racconta – Resto in un ufficio senza mai muovermi, poi vado a casa. Mia moglie mi urla dal salone mentre mi faccio la doccia: ‘Ma come? Ci sono due infetti a Roma e non mi dici nulla?’. Gli uffici non mi avevano detto nulla. A nessuno di noi: né a me, né alla sottosegretaria Zampa“. Ancora: “E’ normale, secondo lei, che io il Dpcm lo ottenga da un altro ministero e non dal mio?”, si sfoga il viceministro. “E’ possibile che io una delibera o una circolare la scarichi dal ‘Corriere della Sera’ e non la riceva dagli uffici che l’hanno diffusa? E che poi quando leggo dico: ‘Ma che cazzo stanno a dì?'”.
E’ accaduto per esempio in tema di autopsie: proibite o no? “Se io da medico leggo quel testo, non capisco nulla”, osserva Sileri. E così “il 7 maggio a Bergamo hanno fatto le analisi contro il parere del ministero. Da medico, mi sento di dire che abbiamo commesso un reato“.
Potrebbe pagare per queste parole, chiede ancora il giornalista, lo sa? “Io penso a chi deve trovare una cura e deve poter fare il suo lavoro in santa pace e con tutti gli strumenti possibili – risponde il viceministro – Queste sono cose serie su cui non ci si può permettere tentennamenti o indecisioni”. ADNKRONOS
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