(di Elena Davolio – Adnkronos) – “Grande rispetto per ciò che Silvia Romano ha vissuto e per ogni sua decisione”. Don Enrico Parazzoli, parroco di Casoretto, quartiere di Milano dove vivono i genitori della giovane cooperante liberata ieri dopo il lungo sequestro, attraverso l’Adnkronos invita al massimo rispetto nei confronti di una persona che “per un lungo anno e mezzo ha rischiato ogni giorno la vita, chiedendosi quotidianamente se avrebbe visto il domani”.
Il monito del sacerdote è rivolto soprattutto all’eccessivo clamore dato ad una ipotetica conversione di Silvia all’Islam: “Nessuno di noi sa cosa significhi essere rapiti, essere in una costrizione psicologica, e poi il concetto di conversione per l’Islam è più contrattuale, è una sorta di contratto: ti impegni ad osservare determinate regole e questo ti garantisce una sorta di protezione. Che ne sappiamo noi se magari le hanno detto ‘o ti sposi o te ne facciamo di tutti i colori’? Su questa cosa ci vuole silenzio di chi non sa e rispetto“.
Don Enrico denuncia una sorta di “ipertrofia da informazione. Invece, su questa vicenda ci vuole un infinito rispetto, la cosa più sensata l’ha detta Silvia spiegando di stare bene fisicamente e mentalmente e di desiderare solo ritrovare gli affetti e la famiglia. E’ la cosa più giusta”.
Quanto al fatto che la dichiarazione sulla conversione all’Islam è uscita dalla stessa Silvia, il parroco sospetta che “se lo ha detto è perché quando succedono queste cose autorizzano a dire il minimo indispensabile. Se lo ha detto vuole dire che era importante dirlo, magari per una sorta di accordo“.
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