di Elena Barlozzari – Entrano ed escono dalla chiesa con gli occhi incollati allo smartphone, qualcuno telefona appoggiato ad un piccolo altare laterale, altri si riposano in ordine sparso tra i banchi, fino a qualche mese fa gremiti di parrocchiani e turisti. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria la chiesa di San Martino ai Monti, gioiello barocco nel centro della Capitale, è diventata il punto di riferimento di decine di stranieri.
Si vedono comparire alle prime luci dell’alba, si accalcano sul sagrato in attesa di fare una doccia o di poter ricaricare il cellulare. È una scena che si ripete, identica, ogni giorno. Difficile far rispettare le regole di distanziamento sociale a questo esercito di senza fissa dimora che viveva di espedienti, finché l’epidemia non gli ha tolto anche quelli. “Cerchiamo di farli stare ad un metro di distanza, a volte passa anche la polizia con il megafono per ricordarglielo, ma non è nella loro cultura, dopo un po’ tornano a raggrupparsi per chiacchierare”, ci spiega il parroco, padre Lucio Zappatore.
L’idea di aprire le porte agli stranieri in difficoltà è stata dell’elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski, che ha chiesto personalmente al sacerdote di ripristinare il servizio docce. “A San Pietro stiamo scoppiando”, gli avrebbe confidato il porporato polacco. E così, complice la vicinanza con la stazione Termini e la mensa Caritas di via delle Sette Sale, la chiesa è stata letteralmente presa d’assalto. “Ho dei video di qualche settimana fa in cui si vede una massa di gente entrare dal portone della basilica”, continua il frate carmelitano. “Oltre alle docce abbiamo messo a disposizione anche delle prese per caricare gli smartphone, vi dico solo che l’ultima volta ne abbiamo contati ben 53, soltanto la mattina”, ci racconta. […]