Stefano Landi per www.corriere.it – – È il primo episodio. Ma perché resti l’ultimo bisogna iniziare a fare qualche riflessione. Nella foto si vedono una trentina di uomini, sembrerebbero tutti stranieri. Sono a bordo dell’autobus sostitutivo della M1. Sono le 5 della notte tra venerdì e sabato: non quella che il Comune e Atm avrebbero battezzato come ora di punta. L’autobus è pieno e non serve un metro per capire che non sono rispettate le distanze di sicurezza. I marker rossi di segnaletica a terra sono calpestati in ordine sparso.
L’autista del mezzo avvisa la centrale operativa e intanto prima di partire prende il microfono: «Scendete, avete superato il numero di di persone a bordo consentite». Nessuno si muove e gli tocca partire. Difficile capire quel gruppo di persone, salito praticamente in blocco alla stessa fermata, che appuntamento urgente avesse in agenda in un’alba festiva di un giorno di ordinario lockdown.
A parziale giustificazione c’è il fatto che tutti indossano la mascherina. Atm ha provato a ricostruire la vicenda, ad oggi la prima di evidente mancato rispetto delle misure di precauzione previste per i mezzi pubblici. Essendo il day-after del 1° maggio, quindi giorno festivo, il servizio sostitutivo era appena entrato in servizio dopo la chiusura delle 19,30 del giorno prima.
Ma la riflessione è obbligatoria, dato che da lunedì, con l’inizio della Fase 2 tornando al lavoro un gran numero di persone, quello del trasporto pubblico diventerà un tema centrale per la convivenza con il virus. Servirà la responsabilità di ognuno, dato che non sarà possibile il controllo sistematico di quello che avverrà a bordo dei mezzi pubblici, in particolare di quelli di superficie che non prevedono tornelli.