Crisi coronavirus, Caritas: raddoppiati i nuovi poveri

Rispetto al periodo di pre-emergenza coronavirus sono raddoppiate le persone che per la prima volta si sono rivolte ai Centri di ascolto e ai servizi delle Caritas diocesane; è cresciuta la richiesta di beni di prima necessità, cibo, viveri e pasti a domicilio, empori solidali, mense, vestiario, ma anche la domanda di aiuti economici per il pagamento delle bollette, degli affitti e delle spese per la gestione della casa; è aumentato il bisogno di ascolto, sostegno psicologico, di compagnia e di orientamento per le pratiche burocratiche legate alle misure di sostegno e di lavoro.

E’ quanto emerge da una prima rilevazione nazionale sui “nuovi poveri” condotta dalla Caritas dal 9 al 24 aprile sull’esperienza dei Centri di ascolto e dei servizi Caritas nell’emergenza coronavirus: “Purtroppo 42 tra volontari e operatori sono risultati positivi al Covid19 in 22 Caritas diocesane e in 9 Caritas si sono registrati 10 decessi”, fa sapere l’organizzazione.

Il monitoraggio svolto conferma che nel 59,4% delle Caritas sono aumentati i volontari giovani, under 34, impegnati nelle attività e nei servizi, che hanno consentito di far fronte al calo degli over 65 rimasti inattivi per motivi precauzionali. Di fronte al mutare dei bisogni e delle richieste, sono cambiati o si sono adattati anche i servizi e gli interventi, in particolare: i servizi di ascolto e accompagnamento telefonico con 22.700 contatti registrati o anche in presenza negli ospedali e nelle Rsa; la fornitura di pasti da asporto e consegne a domicilio a favore di più di 56.500 persone; la fornitura di dispositivi di protezione individuale e di igienizzanti a circa 290.000 persone; le attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi costretti alla stanzialità; l’acquisto di farmaci e prodotti sanitari; la rimodulazione dei servizi per i senza dimora; i servizi di supporto psicologico; le iniziative di aiuto alle famiglie per smart working e didattica a distanza; gli interventi a sostegno delle piccole imprese; l’accompagnamento all’esperienza del lutto.

A tutto questo, conclude la Caritas, si aggiungono le strutture edilizie che le Diocesi hanno destinato a tre categorie di soggetti: medici e infermieri, persone in quarantena e persone senza dimora. Ad oggi sono 68 le strutture per quasi 1.450 posti messe a disposizione della Protezione civile e del Sistema Sanitario Nazionale da parte di 48 Diocesi in tutta Italia. A queste si sommano altre 46 strutture, per oltre 1.100 posti in 34 Diocesi, disponibili per persone in quarantena e/o dimesse dagli ospedali e più di 64 strutture per oltre 1.200 posti in 42 diocesi per l’accoglienza aggiuntiva di persone senza dimora, oltre all’ospitalità residenziale ordinaria. È questo il volto bello e solidale dell’Italia che non si arrende. La concretezza della carità.  ASKANEWS

Fase 2, Gabrielli: disagio sociale, ordine pubblico a rischio