Milano, arrestato molestatore seriale: due violenze sessuali in due giorni nel sottopasso – Solito posto, buio e solitario, e solita modalità meschina, tra sabato 18 e domenica 19 aprile ha molestato due donne di 53 e 22 anni nel sottopasso che collega via Duprè alle vie Govone e della Pecetta, a Milano, in zona Ghisolfa. L’uomo è stato arrestato martedì sera. E’ un senzatetto nigeriano di 22 anni con diversi precedenti di polizia, sono stati i poliziotti del Commissariato Sempione, diretto da Anna Laruccia.
Violenze sessuali nel sottopassaggio: il racconto delle vittime – A dare il via alle indagini sono state le due denunce, arrivate entrambe solo il lunedì mattina. La prima a presentarsi al Commissariato è una 53enne. La donna riferisce di essere stata aggredita con estrema violenza da un uomo africano, sui 30 anni e alto circa 1.75. L’assalto si è consumato intorno alle 11 di sabato, mentre transitava dal sottopassaggio.
I dettagli di quanto accaduto fanno venire i brividi anche ai poliziotti. Dai ricordi della donna emerge una scena nitida. A un certo punto dietro di lei si è materializzato l’uomo. L’ha afferrata dal braccio destro e l’ha sbattuta contro un muro. Poi, mentre con l’incide poggiato sulle labbra le intimava di non urlare, ha provato a metterle le mani dentro ai pantaloni. Prima che la 53enne riuscisse a trovare la forza per defilarsi e fuggire via, terrorizzata.
Poco dopo aver raccolto la prima denuncia, davanti ai poliziotti si presenta una seconda donna: una 22enne. La ragazza spiega di essere stata aggredita mentre andava al lavoro quasi all’uscita del sottopassaggio, in via della Pacetta, alle 7.30 di domenica. La sua storia ricorda esattamente quella della 53enne. L’uomo l’ha bloccata da dietro, poggiandole direttamente le mani sul seno. L’ha strattonata, cercando di buttarla a terra. Ha cercato di stuprarla ma, tra calci e pugni, dopo più di un minuto di lotta, la giovane è riuscita a liberarsi perché l’orco ha desistito, forse spaventato per un rumore proveniente dalla strada.
Le indagini e l’arresto – Dopo aver ascoltato il racconto delle vittime, gli agenti si sono mossi per cercare di bloccare il giovane, che gravitava spesso nel quartiere, in particolare, nei pressi del sottopasso teatro delle due violenze sessuali. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza hanno contribuito a identificare il 22enne, descritto con dovizia di particolari. Le stesse vittime hanno poi riconosciuto il loro molestatore tra le varie foto di un album fotografico mostrato loro dagli investigatori. Il magistrato, a quel punto ha dato l’ok per il suo arresto ma per alcune ore, nonostante il lockdown, il nigeriano sembrava scomparso.
Martedì è stato rintracciato dai poliziotti in viale Monte Ceneri. Era da giorni che le volanti, gli uomini della squadra investigativa e dell’ufficio reati contro le persone del Commissariato setacciavano il territorio per ritrovarlo. Il nigeriano è accusato di violenza sessuale ma anche di resistenza a pubblico ufficiale perché quando ha capito di essere pedinato dalla volante è fuggito a piedi e poi ha tentato in tutti i modi di liberarsi dall’arresto.
Chi è il violentatore seriale: numerosi alias e resistenze – – La sua storia in Italia, dove vive da irregolare dal 2018, è costellata di reati dello stesso tipo: resistenza e violenza sessuale. I suoi numerosi alias si sono tutti macchiati di un qualche reato. Nel Sistema d’Indagine della polizia compare per la prima volte il 21 gennaio 2019. Era stato accusato di atti persecutori ai danni di una donna che lavorava in un centro d’accoglienza straordinaria di Palermo. Presumibilmente l’aveva conosciuta lì, dopo il suo arrivo via mare in Sicilia.
Per tutto il 2019 ha collezionato tre denunce per resistenza a pubblico ufficiale. Poco più di un mese fa, il 14 marzo, era stato indagato per aver molestato e palpeggiato una donna nei pressi di un supermercato di Tradate, in provincia di Varese. E ancora pochi giorni fa: era stato portato in questura a Milano per essere identificato. Poi negli uffici di via Fatebenefratelli aveva opposto la sua classica resistenza. Ora per il lui, mai espulso probabilmente perché costantemente sotto processo, si sono aperte le porte del carcere.