di Elvira Terranova – “Sa qual è la verità? Che il nostro dolore non conta niente. Dicono che uno che ha ammazzato duecento persone e che ha sciolto un bimbo nell’acido si è ravveduto e che potrebbe andare tranquillamente ai domiciliari, quindi quanto vuole che conti il parere dei familiari delle vittime?”. Tina Montinaro è molto arrabbiata. Ma anche delusa. E amareggiata. La notizia che oggi la Corte di Cassazione deciderà se il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, l’uomo che ha premuto il telecomando della strage di Capaci, possa andare agli arresti domiciliari dopo 23 anni di carcere, la amareggia. I legali hanno ottenuto anche il parere favorevole della Procura nazionale antimafia secondo cui “sono stati acquisiti elementi rilevanti ai fini del ravvedimento di Brusca”.
“Che ne parliamo a fare? – dice la vedova Montinaro in una intervista concessa all’Adnkronos – Tanto ormai hanno deciso che tra un anno e mezzo Brusca sarà fuori, sarà un libero cittadino che ha scontato la sua pena. Per quanto ci possiamo lamentare, la nostra parola, il nostro dolore non contano niente. Perché lui è un collaboratore di giustizia e dicono che si è ravveduto. Uno che ha sulla coscienza 200 persone, compreso un bambino che prima è stato strangolato e poi sciolto nell’acido. Mi pare tutto ridicolo, sono sincera”.
“Davanti a una decisione del genere io non so cosa dire – aggiunge Tina Montinaro – Io spero solo che chi prende questa decisione sia lì a passarsi una manco sulla coscienza, ricordandosi di tutti i morti di Palermo. Poi, mi possono fare anche attaccare ma sicuramente non interesserà niente a nessuno, se loro hanno deciso determinate cose non badano a quello che io o altri familiari abbiamo da dire. Noi siamo quelli delle commemorazioni, punto a basta”. adnkronos