Borse in profondo rosso. Per l’Europa il peggior crollo da Lehman Brothers

Giornata da dimenticare per Piazza Affari: l’indice Ftse Mib ha chiuso in calo dell’11,17% a 18.475 punti, dopo un minimo di giornata a quota 18.346. Si tratta del secondo maggiore ribasso in una sola seduta dalla nascita dell’indice nel 1998 dopo quella successiva al referendum sulla Brexit del 24 giugno 2016.

Era dall’ottobre 2008, nel pieno della crisi scatenata dal fallimento di Lehman Brothers, che le Borse europee non subivano un crollo paragonabile a quello di oggi. La paura del coronavirus ha fatto sprofondare l’indice Stoxx Europe 600, rappresentativo dei principali titoli del Vecchio Continente, del 7,4%, superando il calo del 7% segnato con la Brexit e avvicinandosi al -7,5% del 10 ottobre 2008. Le Borse di Milano, Londra, Parigi e Madrid, Francoforte sono entrate in una fase di ‘bear market’, cioè di Orso.

Wall Street crolla e chiude la sua peggiore seduta dal dicembre 2008. Il Dow Jones ha perso il 7,83%, in quella che è la sua maggiore perdita di sempre in termini di punti.

Lo spread tra Btp e Bund chiude a 227,8 punti base, il livello più alto da agosto scorso (contro i 178 della chiusura di venerdì). Il rendimento del decennale del Tesoro è all’1,48%.

Wall Street prosegue negativa. Il Dow Jones perde il 6,41% a 24.210,85 punti, il Nasdaq cede il 5,32% a 8.125,97 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 5,90% a 2.797,18 punti.

Cocktail micidiale per le Borse di tutto il mondo. Da una parte l’emergenza Coronavirus che non risparmia più nessun Paese con un boom di contagi in Europa e, dall’altra, la caduta del petrolio dopo il mancato accordo all’Opec+ con l’Arabia Saudita che, sfidando la Russia, ha deciso di aumentare la produzione e di tagliare i prezzi. In difficoltà interi stati come la Nigeria, il Venezuela e l’Iraq, le cui finanze pubbliche sono fortemente dipendenti dai proventi delle vendite petrolifere.  ANSA