Tempo di rivelazioni a Mezz’ora in più su Rai 3, dove l’ospite era Nicola Gratteri, che sei anni fa fu ministro della Giustizia soltanto per poche ore nel nascente governo di Matteo Renzi. In studio si fa il punto sulla riforma della prescrizione di Alfonso Bonafede, ma poi si torna ai tempi della nomina sfumata: “Ho conosciuto Renzi nel 2014, il giorno prima che andasse dal presidente Giorgio Napolitano – premette -. Non è che mi fidassi di Renzi, gli dissi quello che bisognava fare e lui era d’accordo su tutto, parlammo di cose strutturali che riguardavano il sistema giudiziario”.
Così il capo della procura di Catanzaro rispondendo a una domanda di Lucia Annunziata. Perché il veto di Napolitano? “Chiedete a lui – riprende Grattieri -. Pare che avesse detto che sono un pm troppo caratterizzato. Non so cosa volesse dire – ha aggiunto -. È vero che sono molto indipendente e non faccio parte di nessuna corrente, ho un carattere duro, non conosco mediazioni al ribasso. In ogni caso, una volta finito l’incarico di ministro, avrei guidato un’azienda agricola, sono un bravo agricoltore, di certo non avrei fatto più il magistrato per una questione di serietà e credibilità”, ha concluso.
Poi, parole pesantissime sulla piaga della corruzione tra le toghe. Tema che esiste, eccome, anche secondo Gratteri: “Il problema corruzione nella magistratura c’è, possiamo parlare del 6-7 per cento – stima -. È grave, inimmaginabile, terribile. Noi guadagniamo bene. Io prendo 7.200 euro e si vive bene e non c’è lo stato di necessità. Io penso che sia un fatto di ingordigia. Il potere è avere incarichi o chiedere incarichi per amici degli amici”, ha concluso. www.liberoquotidiano.it