Chiesa cattolica, discrepanze tra il dire e il fare

Le noterelle che seguono sono quelle di un non credente e, dunque, di qualcuno che non può essere definito “parte lesa”.
Da semplice italiano e, per questo, intriso volente o nolente di cultura cattolica, mi sono sempre posto delle domande a proposito dell’operato della Chiesa e delle discrepanze tra il dire e il fare. “Fate quel che dico e non fate quel che faccio” è la frase certo mai pronunciata da un ecclesiastico ma, in un certo senso, equivalente a quello che nelle arti figurative è l’iperrealismo.

Per motivi di ricerca, una ricerca indipendente e contrastata senza confini legali o morali, da anni mi occupo di vaccini, il che mi è costato carissimo in tutti i sensi. A parte ciò che qui è irrilevante, nel corso di questa frazione della mia attività ho constatato che almeno una trentina di tipi di vaccino, tra cui alcuni estremamente comuni, diffusi e perfino grottescamente obbligatori, usa tessuti fetali per essere prodotta. Nessun segreto: sono le ditte produttrici stesse a dichiararlo, seppure in maniera vagamente criptica.
A questo punto occorre chiarire che quei tessuti devono appartenere a feti perfettamente sani e, dunque, non possono provenire da aborti spontanei che sono sempre a rischio di risvolti patologici. Il che significa che quegli aborti devono essere procurati.
Per motivi tecnici quei feti non devono avere più di tre mesi di vita e i tessuti devono essere prelevati con il feto vivo e senza anestesia per non rovinare il prodotto.
Ciò che avviene è che le donne che si prestano alla produzione dei feti abortiscono “professionalmente”, ricevendo in cambio una certa somma di denaro (io sono aggiornato a qualche anno fa quando si trattava di 550 dollari USA).
Dal punto di vista meramente biologico, il rischio di usare quei tessuti non è trascurabile, stante il fatto che nella preparazione del vaccino entra il DNA del bambino mai nato del tutto e, trattandosi di DNA umano, ci sono interferenze pericolose con quello dell’ignaro ricevente.
Dal punto di vista umano credo sia superfluo commentare.

Dal punto di vista del cattolico, se io lo fossi, qualche dubbio mi sorgerebbe.
Vuole il Codice di Diritto Canonico (canone 1398) che “Chi procura l’aborto ottenendo l’effetto incorre nella scomunica latae sententiae.” Dove latae sententiae significa “semplicemente per aver commesso il fatto” a differenza della scomunica ferendae sententiae che deve essere espressamente pronunciata dall’autorità religiosa. Insomma, qui la scomunica è automatica e non se ne discute nemmeno.

La domanda dell’ipotetico cattolico potrebbe essere: “Ma essere al corrente di un delitto e non fare nulla che sia nel proprio potere per fermarlo è cosa innocente o è, piuttosto, essere complice del delitto?”
In questo caso il delitto avviene reiteratamente da decenni e la Chiesa Cattolica da decenni tace. Anzi, favorisce il frutto del delitto, cioè le vaccinazioni, in ogni modo.
A peggiorare le cose ci sta la scusa, a mio parere grottesca, delle autorità religiose secondo cui si tratterebbe di un paio di feti soltanto e, dunque, poca roba.

Tralasciando il fatto che nessun giudice assolverebbe un imputato che giustificasse un duplice omicidio sostenendo che, in fin dei conti, si trattava solo di un paio di morti, i feti abortiti a pagamento sono numerosissimi, come sono stati costretti a confessare gli “scienziati” stessi che della cosa si occupano. E si trattava di “scienziati” americani. Che cosa sappiamo di ciò che avviene in paesi da cui non trapela niente come, tanto per fare solo un esempio, la Cina? Ma due o i sei milioni dell’Olocausto non fanno poi tanta differenza.

Ancora più in basso la Chiesa Cattolica capitombola quando l’attuale pontefice, annaspando tra l’ingenuità, l’ipocrisia e l’insulto, dice ex cathedra che qualunque prete può assolvere dal peccato di procurato aborto. Tutto bene: il Papa è, essendoselo detto da sé, infallibile, ma l’assoluzione prevede il pentimento. E qui chi si sarebbe pentito?
Dunque, se volessimo considerare la Chiesa Cattolica come un’istituzione credibile, oggi ci troveremmo al cospetto di tutta la gerarchia, da Francesco in giù, scomunicata. E scomunicati sarebbero i politici, i medici, i giornalisti, i burocrati e coloro che si lasciano vaccinare.
Non è così? Per me nessun problema. Però, allora, questa non è una religione ma una farsa. Una farsa tragica.

Stefano Montanari