Grillo ha fatto fuori Di Maio per costruire una nuova sinistra col Pd

di Paolo Becchi su Libero, 23/01/2020  – Era ormai solo una questione di tempo. Luigi di Maio lo sapeva. Vale però la pena soffermarsi brevemente su qualche momento della sua biografia politica. Dopo la morte di Gianroberto Casaleggio, prima di molti altri, Di Maio era stato bravo a stringere un accordo con il figlio di Gianroberto, Davide, e prendere la guida del MoVimento Cinque Stelle insieme all’Associazione Rousseau, costituita in punto di morte tra padre e figlio per bloccare le mire di Grillo sul MoVimento. Grillo fu così costretto a farsi da parte. Il cosiddetto “passo di lato”.

Poi le elezioni politiche: il successo del MoVimento Cinque Stelle, un successo personale di Di Maio – sull’onda lunga del lavoro fatto da Gianroberto – e la voglia di governare, di entrare nel palazzo. Comprensibile. Una occasione da non perdere. Ma il MoVimento non era ancora pronto per una tale impresa. Finito dentro il palazzo ha perso il contatto con quello che c’era fuori. Perdita di consensi degli elettorali, e ora anche perdita di attivisti come dimostrano le ultime votazioni sulla piattaforma Rousseau, che cadono nel più totale disinteresse. Certo, tutto questo lo possiamo dire noi oggi, più difficile prevederlo allora.

Come che sia ieri è finita questa esperienza che resterà legata, nel bene e nel male, alla figura di Luigi Di Maio. Farsi da parte a pochi giorni da un voto regionale importante non gli fa onore. Questo peraltro è il limite della sua natura: fuggire di fronte agli ostacoli. Certo, sarebbe stato ritenuto responsabile del disastro elettorale che ci sarà per il MoVimento in Emilia-Romagna e soprattutto in Calabria, dove il MoVimento non entrerà neppure nel consiglio regionale, ma non si lasciano le proprie truppe perché sono in difficoltà.

Si tratta peraltro di una piccola cosa rispetto alla responsabilità enorme che ha Beppe Grillo sulle sorti del MoVimento. Grillo non ha mai sopportato il governo giallo-verde, e Salvini in particolare, forse perché si rendeva conto che era lui a riempire ora le piazze al suo posto, mentre lui, Grillo, non riesce neanche più a riempire i teatri con i suoi spettacolini. Quale migliore occasione quella dell’estate passata per liberarsi finalmente di Salvini?

È qui che Di Maio ha perso la sua partita e Grillo si è ripreso in mano il MoVimento. Di Maio e Davide Casaleggio da una parte e Grillo dall’altra. Perché questa scelta improvvisa di Grillo per riprendersi la scena? Cosa c’è all’origine di tutto? Uno scambio di favori? Il “silenzio stampa” su una certa vicenda privata e in cambio il governo col PD, con la benedizione del Presidente della Repubblica? Non lo sapremo mai, quello che però sappiamo è che Di Maio non era d’accordo con questa decisione presa nel mese d’agosto da Grillo e da Renzi (Zingaretti si è solo accodato all’ultimo momento) e oggi Di Maio ha deciso di farsi di lato.

Cosa succede ora? Dimissioni a tempo e per prendere tempo? Per giocarsi la partita definitiva a marzo al congresso del partito? Le illusioni sono le ultime a morire, ma ormai Di Maio è isolato nel suo partito. A parte le espulsioni, non è neppure riuscito a frenare l’emorragia interna che prosegue giorno dopo giorno. Ha perso. Ma sarà difficile trovargli un successore. E chissà forse non sarà neppure necessario.

Il disegno politico di Grillo è chiaro: costruire qualcosa di sinistra insieme alla sinistra per sconfiggere la destra. Un MoVimento postideologico che oggi vuol far rivivere i dinosauri: si accomodi pure, per un dinosaurino del 5% col proporzionale c’è ancora un po’ di spazio nel jurassic park italiano. Potrebbe peraltro anche rinunciare, chiudere la baracca e iscriversi ad un nuovo soggetto politico di sinistrati. Tutto è possibile. Non dica però, per decenza, che il MoVimento ha cambiato il modo di fare politica.

Il MoVimento non ha cambiato un cazzo. Anzi da partito contro la casta Grillo lo ha trasformato nel partito della casta per eccellenza, disposto a tutto, ad allearsi ieri con Renzi e domani persino con parti di FI, pur di salvare la poltrona, il più a lungo possibile.