Buon Natale a chi, come Maria e Giuseppe, è vicino nella fede al misterioso Bambino e lo riscalda col calore affettuoso del cuore.
E buon Natale all’asino e al bue, che, vicini anch’essi, vedono senza capire, ascoltano le voci degli angeli senza commuoversi, e prendono occasione del trambusto per mangiare di più.
Buon Natale a chi, coi pastori, si affretta ad avvicinarsi con semplicità e letizia all’avvenimento fatale. E buon Natale agli altri pastori (ci saranno pur stati anche questi), che all’annuncio di pace che scendeva dal cielo hanno continuato a dormire dicendosi che era tutta propaganda, e così per un’ora di sonno in più sono mancati all’appuntamento più decisivo della storia: il Signore li aspetta ancora, sono ancora in tempo, se vogliono, a far la conoscenza del loro Salvatore.
Buon Natale ai Magi, che, da buoni intellettuali, con la testa piena di idee, di sistemi, di calcoli, riescono ad arrivare a Betlemme soltanto alla fine dello spettacolo, quando ormai è stata abbandonata la capanna e, ci dice il Vangelo, il Bambino è alloggiato come tutti in una casa. Arrivano tardi, ma almeno arrivano, a testimoniare che se è vero che i misteri del Regno, come dirà Gesù, sono nascosti ai sapienti e agli intelligenti e sono rivelati ai piccoli, è anche vero che nessuno è escluso dalla divina volontà di salvezza e tutti possono giungere e capire le cose che contano, persino gli uomini di cultura. E buon Natale anche agli altri Magi (non saranno mancati neppure gli intellettuali di questo tipo) che, seguendo pervicacemente la stella sbagliata, dopo tanto ragionare e discutere, dopo tanto analizzare e “rivisitare”, si sono trovati, chissà, alla corte del Celeste Impero o a quella del re degli Etiopi. Se, tralasciando di rimandarsi tra loro all’infinito le loro piccole genialità, quasi fossero gli specchi contrapposti di una bottega di barbiere, si mettono a porsi gli interrogativi veri e importanti dell’esistenza e a meditare sulle cose come stanno invece che filosofare sulle filosofie e scrivere libri su libri che parlano di altri libri, è dato modo anche a loro di pervenire dove il neonato Bambino da sempre li attende.
Buon Natale anche a Erode, che si arrovella di gelosia nel suo lussuoso palazzo, e, avendo incusso tutta la vita paura agli altri, è ora preso lui da mille paure. Potendo arrivare a Cristo per una strada facile, preferisce andare per una strada tormentata a casa del diavolo. Ma nella santa notte anche per lui c’è speranza; solo deve accettare di non considerarsi il re dell’universo e di riconoscere il vero re.
Buon Natale a Cesare Augusto che da Roma ordina che si faccia “il censimento di tutta la terra”. Crede con ciò di inseguire i suoi progetti di dominio, di efficienza organizzativa, di accurata amministrazione dello stato. In realtà, entra ignaro nei progetti di Dio. Ritenendo di guidare laicamente e scientificamente la complicata vicenda terrestre, si pone senza avvedersene al servizio della storia teologica di salvezza. Dove si vede che anche gli uomini politici possono contribuire, magari senza volerlo, al vero bene dell’uomo.
Buon Natale ai cronisti e ai compilatori degli “acta diurna” (che sono poi i nostri giornali), che nell’Urbe, capitale del mondo, eran tutti intenti a inseguire ciò che non aveva rilievo per la vera vita, però attirava l’interesse curioso di tutti (come le spedizioni contro i Germani di Druso e di Tiberio, o gli amori fuori legge di Giulia, la vispa figlia dell’imperatore). Così si sono lasciati sfuggire la sola autentica novità di tutta la storia, e cioè l’incarnazione del Figlio di Dio. Anche a loro il Natale può portare come grazia specialissima l’amore per la verità, anche quella che non fa notizia.
Davanti al Salvatore che è nato per noi non si può arrivare a mani vuote. Pastori e Magi, umili e dotti, povero e ricchi, tutti portano doni, perché così si celebra seriamente la venuta tra noi del Signore. (…) (Bologna, 25 dicembre 1987)