di Elena Barlozzari – TORINO – Nella sede dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta di via San Dalmazzo, ieri, è stato inaugurato un presepe. È la prima volta che laici e anticlericali ne allestiscono uno. Ma questo non è un presepe normale: Giuseppe, Maria e il Bambinello galleggiano su un barchino. Sono i soli sopravvissuti a un naufragio. Il resto se l’è inghiottito il mare. La pastorella, lo scarpino, il panettiere e persino i Re Magi sono tutti affogati. È un “presepe politico” (sic!) per denunciare quello che accade nel Mediterraneo e chiedere l’abolizione dei decreti sicurezza.
“A chi ci parla di tradizioni – dice Patrizia De Grazia, coordinatrice Associazione radicale Adelaide Aglietta – rispondiamo che la prima tradizione che deve accomunare tutti gli italiani è il rispetto dei diritti costituzionali”. Il destinatario della provocazione è ovviamente il leader della Lega, reo d’aver imbastito i decreti sicurezza e di sgranare troppi rosari. “Con una mano si brandiscono simboli religiosi, con l’altra – denuncia il presidente dei Radicali Italiani, Igor Boni – si approvano provvedimenti che hanno provocato la morte di migliaia di persone”. Il j’accuse non risparmia neppure i cosiddetti “nuovi crociati”. Ovvero quei consiglieri che hanno votato a favore dell’ordine del giorno che riporta nel consiglio della Regione Piemonte il crocifisso. “Esporre il crocifisso nell’aula del consiglio regionale – attacca De Grazia – rappresenta un insulto a chi non è credente cattolico, fatto da quelli che non esito a definire i nuovi crociati; il loro integralismo è esattamente speculare a quello dei fondamentalisti islamici”.
Parole decisamente forti, alle quali è seguita un’immediata replica. “Il tentativo di associare chi difende con strumenti democratici i simboli della tradizione ai tagliagole della Jihad è grottesco. Sono deliri da ricovero”, commenta il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone. E a proposito dei vituperati provvedimenti di marca leghista, chiarisce: “Lo sanno tutti che il numero dei morti in mare aumenta con il numero delle partenze selvagge di barconi e gommoni carichi di clandestini, incentivate dalle politiche dei porti aperti di +Europa e dalle navi delle Ong”. “L’unica soluzione – conclude – rimane quella del blocco navale richiesto da Fratelli d’Italia, così da impedire ai viaggi della speranza di lasciare le coste libiche e mettere a rischio la vita di migliaia di disperati nel Mediterraneo”.