di Alessandro Sallusti
«Ci sono gli uomini, i mezzi uomini, gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà» fa dire Leonardo Sciascia a uno dei protagonisti del suo celebre romanzo Il giorno della civetta. È una classificazione del genere umano che ha fatto storia e che ha ancora una sua attualità a sessanta anni da quando fu coniata. Al punto che può essere utile per chiedersi a quale categoria di uomini appartenga Luigi Di Maio, dopo che si è dichiarato favorevole a vendere ai magistrati il suo ex amico e collega di governo Matteo Salvini.
Breve riassunto. Nell’agosto del 2018, governo gialloverde appena insediato, Salvini blocca al largo della Sicilia la nave militare Diciotti, con il suo carico di immigrati raccolti in mare. Poco dopo i giudici chiedono di poter indagare il leader leghista per sequestro di persona ma Di Maio e Conte si ergono a scudi umani: «È stata una decisione politica di tutto il governo, consenso negato» Passa un anno, luglio 2019. Salvini rifà la stessa identica cosa con la nave Gregoretti e oggi la magistratura richiede al parlamento di processarlo. Non essendo più un suo alleato, Di Maio dà il via libera: «È un fatto grave, se ne assuma la responsabilità»
Ora Salvini rischia grosso: fino a 15 anni di galera, la conseguente decadenza da senatore e la non agibilità politica. Ma oggi non è questo il problema. Il problema è come fa un ministro della Repubblica e leader di partito parlo di Di Maio – a considerare la stessa ipotesi di reato «inesistente» se commessa quando la persona in questione era alleato di governo e «grave» se l’accusato è nel frattempo diventato avversario politico.
E qui entra in ballo la classificazione di Sciascia, perché non stiamo parlando di politica ma del valore di un uomo, della sua coerenza, dei suoi valori. E se uno non è uomo e neppure mezzo uomo, ma nell’ipotesi migliore un ominicchio, che usa le leggi in base alla convenienza personale, ominicchio lo sarà sempre e in qualsiasi campo pubblico e privato. A me non preoccupa che fine farà Matteo Salvini, mi inquieta che il Paese sia finito nelle mani di gente così e che gente così amministri la giustizia in combutta con magistrati compiacenti e riverenti.
Politicamente, Di Maio, non l’ho mai capito, ma ci sta. Ma da oggi ha anche, per il poco che vale, il mio disprezzo umano e spero che Conte premier e quindi complice di Salvini all’epoca del caso Gregoretti non lo segua in questa schifosa operazione.